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Umberto Stranges e le sue foto: prova del tempo che fu

Umberto Stranges da giovane

Umberto Stranges nacque il 10 gennaio del 1878 a Conflenti da Luigi Stranges e Maria Teresa Cimino. Visse i suoi anni più belli a Conflenti sempre al fianco del suo caro cugino e compagno inseparabile Vittorio Butera. La sua era una casa modesta in una stradetta in salita dai lunghi scalini in legno. Dinnanzi il maestoso Reventino e a destra il Mancuso e le Serre. Mi indugio in questi particolari perché siamo nel piccolo mondo dove zio Umberto trascorse la sua infanzia.

Il profondo legame tra Umberto e Vittorio Butera

Figlio di otto fratelli, la madre Maria Teresa alla sua nascita ebbe poco latte per cui si sfamò dalla stessa balia di Vittorio Butera. Tanto è vero che del volume “Prima Cantu e doppu cuntu” la seconda copia la dedicò “A Umberto, fratello mio di elezione”. Fino all’età di 10 anni i due “fratelli” furono l’uno per l’altro come l’ombra che segue il corpo. Per Vittorio non c’era che Umberto e per Umberto non c’era che Vittorio. Quanti giochi in quel caro Conflenti; a paratelle, a ziparu e mazza, a correre come folletti. Salivano fin sul Reventino per raccogliere funghi nel bosco e si sentivano felici di vivere all’aria aperta spensierati.

Vittorio Butera in una foto di Umberto

Il paesaggio e l’olmo

Da qui cominciano a snodarsi per Umberto i primi segni di interesse per i paesaggi, osservando la natura con uno sguardo nuovo, meravigliandosi di quanto bella fosse. Conflenti andava orgogliosa di un gigantesco pioppo secolare il cui tronco alla base misurava 7 metri, la cui cima superava i trenta, sino a raggiungere il sommo del campanile di Visora. Raccontò lui stesso che in onore della festa della Madonna fu sistemato il palco della musica comodamente sull’inforcatura dei suoi rami e ne rimase affascinato. “Un albero che a guardarlo nelle giornate serene sembra un indomito monumento e che nell’imperversare delle procelle scuote i suoi grossi rami senza temere lo schianto delle folgori o il vento impetuoso”. Un olmo che spandeva ombra intorno al santuario le cui cime svettavano verso l’azzurro del cielo e a cui Umberto fu sempre devoto nelle sue bellissime “rappresentazioni”.

Visora e il pioppo maestoso

Il sacro Pioppo per lui rappresentava l’anima del paese, vicende di stagioni e di affetti che affratellava cose e destini. Umberto sedeva giornate intere dinnanzi a quel gigante secolare. Intorno uccelli festosi intrecciavano voli a ritmo di danza. Osservava le sue morbide foglie nell’ora del crepuscolo mentre voci dalle strade e dai balconi inondavano la sua anima di soave malinconia.

La vita di Umberto Stranges

Umberto frequentò la scuola elementare sotto la guida di Don Emanuele Caruso occupando condividendo sempre il banco con Vittorio. Conseguita la licenza elementare, avrebbe dovuto proseguire gli studi nell’Accademia Navale di Livorno ma, sopravvenute in seno alla sua famiglia difficoltà economiche, non poté frequentare le classi superiori. Riprese a studiare, sotto la guida sapiente del professor Caruso, francese latino e matematica e le cose cambiarono. Fu un grande appassionato di musica e suonava il mandolino. Infatti, insieme a Vittorio Butera, Luigi Sirianni ed Emilio Grandinetti costituirono la brigata dei quattro moschettieri improvvisando serenate per burla alle loro spose. Sotto la cura dello zio Antonio, allora sottotenente di Vascello della regia marina, fu chiuso nel convitto Niccolò Tommaseo di Reggio Calabria dal quale scappò per raggiungere il suo amico fraterno a Catanzaro. Più tardi si iscrisse alla facoltà di Ingegneria a Messina, partecipò al concorso di ispettore metrico e lo vinse.

Fu destinato a Palermo. Ingegnere nelle Ferrovie dello Stato. Sposò Rosa Garcea e non ebbero figli. Le visite periodiche, però, del suo prediletto nipote Ottaviano, figlio del fratello Bernardo, lo ricompensavano ampiamente dalla tristezza di non essere divenuto genitore. A Ottaviano riversò il grande bisogno di amore e tenerezza che portava nel suo animo di eterno sognatore. A lui lasciò ogni suo avere tra cui la macchina fotografica Murer a tendina e un vasto repertorio di foto in vetrino rappresentanti la sua cara Conflenti. Le sue lastre Veritas a doppia emulsione sono oggi custodite gelosamente dai nipoti nella casa di Conflenti.

Umberto, un semplice appassionato di fotografia

Zio Umberto non era un fotografo bensì un semplice appassionato di fotografia dilettante, anche se partecipò a vari concorsi fotografici e collaborò nel 1928 al volume di Ombre e Luci. Numerosi scatti li dedicò alla sua amata Rosa le cui pose, sempre molto rigide, la ritraevano in abiti tradizionali del tempo in seta colorata con cappelli decorati di piume e frutta, i guanti alti e l’ombrellino da passeggio. Una natura morta realizzata con rose bianche certo meno pittoresca di una gara a bocce nella tenuta di Curinga, dove la  famiglia Stranges si riuniva. Immagini che si prestano a esprimere giochi di chiaro scuro, uniche esperienze coloristiche concesse allora alla fotografia. Uscì così lo spirito romantico, estroso, fanciullesco, pronto a entusiasmarsi tutte le volte che realizzava uno scatto. Molti di questi figuranti il paesaggio Conflentese, il gigante di Visora, le campagne e il Reventino.

Quel che vediamo nelle sue fotografie sono le strade di Conflenti ancora sterrate, decisamente vuote e prive di mezzi, bambini e massaie andare all’acqua. Fienili che confinavano con le case stesse e animali da aia. Alcune di queste foto furono trasformate da lui stesso in cartoline  oggi molto ricercate dai vari collezionisti, pronti anche a darsi battaglia sugli appositi siti d’aste su internet. E giustamente. Come non comprendere il fascino che si può provare rivedendo, e soprattutto possedendo, una cartolina di Conflenti di epoca cosi lontana, con un secolo di storia alle spalle! Perché alla fine, di tutti i documenti che abbiamo e che ci narrano del passato la fotografia è quella più attendibile.

Le fotografie: prova di ciò che il tempo fu

Lui non poté fare di meglio attraverso le sue foto che dar prova del tempo che fu. Le sue non furono semplici foto. Ognuna di esse è un quadro che ci porta in mezzo alle buone vecchie cose, cui si ritorna di tanto in tanto con saporosa nostalgia. Perciò tutti i suoi soggetti, le sue rappresentazioni, le scelse con suo pieno diritto, indice di un temperamento, di un gusto artistico, di un personal modo. In una sola parola, di manifestare arte. A breve le sue rappresentazioni saranno raccolte in un saggio fotografico in sua memoria.

Umberto Stranges e le sue foto: prova del tempo che fu ultima modifica: 2020-05-18T10:31:56+02:00 da Lucy Stranges

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