La pacchiana è un costume tipico calabrese, che risale al XVII secolo, oggi questo capo femminile è praticamente scomparso.
Un po’ di storia
L’antropologo Raffaele Corso fece uno studio dettagliato sui costumi calabresi definendo una chiara divisione localistica della Calabria in due zone distinte e due secondarie a seconda del colore dominante degli abiti femminili. La prima zona comprendeva gli abiti dal panno scarlatto di origini arbereshè. Seguiva quelle dal panno azzurro estremo sud della regione. Con il termine Pacchiana non si intendeva solo la contadina. Ma in genere la donna di modeste condizioni contrapposta alla signora che veste secondo la moda di Napoli. Quando le ragazze giungevano all’età di 14-15 anni abbandonavano le vesti di fanciulle e indossavano, quasi sempre “u juarnu a Madonna”, gli indumenti della pacchiana.
Il costume di Pacchiana
Il costume della pacchiana Conflentese consisteva in una camicia lunga e bianca, un panno (rosso per le maritate, marrone per le nubili) leggermente più corto che lasciava intravedere l’orlo bianco della camicia. Il corsetto, un busto che modellava meglio la vita e il seno. Una camicetta colorata, ricamata e arricciata in vita, spesso sostenuta da un Juppune (bustino). La fadiglia, gonna lunga fittamente pieghettata con grande riccio lavorata a nido d’ape nella parte superiore. Le donne l’annodavano dietro (a cuda). Ma, nelle processioni, nei lutti o quando si entrava in chiesa o si era in compagnia delle signore, la snodavano e le portavano sciolte (sciadate). Sul petto una spilla, al collo una succanna con brillocco, orecchini pendenti.
I capelli divisi in una scrima liscia e due grosse trecce raccolte alla nuca a tuppu fermato da forcine e pettinisse ornate di madreperla. Quando due giovani erano innamorati e i genitori non erano d’accordo il maschio rincorreva allo “scapillamento” della fidanzata. Cioè le strappava il “mannile” e così nessun altro l’avrebbe più chiesta in sposa.
Il costume oggi
A Conflenti il costume della Pacchiana non viene più indossato. La mia compianta nonna, Raffaella Paola ne realizzò e cucì diversi. Due in particolare per le sue nipoti Enza Calipari e Maria Elena Audino. I due abiti sono custoditi gelosamente e tirati fuori dal baule solo per qualche scatto fotografico, per qualche celebrazione nostalgica. E per ricordare un “pezzetto” di Conflenti che con il progresso e il cambiamento non esiste più!!!!
Commenti
