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Intervista al professor Vincenzo Villella, scrittore e storico

Vincenzo Villella

Il professore Vincenzo Villella è un conflentese, uno storico, uno studioso, uno scrittore. In una amichevole, piacevole e interessante conversazione, gli abbiamo rivolto qualche domanda relativa ai suoi importanti studi.

Com’è nata la tua passione per la storia, e quando questa passione si è trasformata in professione?

“Sono uno storico di storia locale, di storia geografica locale o ecosofia. Mi occupo di storia del territorio e del paesaggio nel suo valore globale, sia com’è naturalmente ma anche nelle trasformazioni da parte dell’uomo. La storia che io ricostruisco è la storia dell’uomo intesa come palinsesto della nostra identità culturale, cioè come fonte della maggior parte delle informazioni storiche. In fondo, il paesaggio è la storia dentro cui noi viviamo: il territorio non soltanto dal punto di vista fisico ma anche spirituale. Ogni luogo ha un anima: come dicevano i latini, il genius loci. Nelle mie ricostruzioni storiche, non mi fermo alla superficialità, a descrivere i luoghi o le persone, ma vado in fondo, per trovare l’anima, l’identità del luogo. Questo mi serve anche per lanciare un messaggio alle nuove generazioni.

Bisogna prendere coscienza dell’identità delle nostre radici e, nello stesso tempo, cercare una via alternativa all’ecologica. A tale termine io sostituisco ecosofia, per un nuovo modo di rivivere la terra anche del punto di vista spirituale. Ogni luogo ha una sua spiritualità. Per rispondere alla domanda, io sono figlio di contadini e, quindi, volevo mettere in evidenza lo sfruttamento che subivano i coloni che dipendevano dalle famiglie proprietarie del terreno. Ho cominciato, subito dopo l’università, a frequentare il professor Placanica. Ho iniziato i miei studi prima in piccolo, parlando del mio paese, di Conflenti, e ho fatto il primo volume con i mezzi artigianali che avevo. Poi ho fatto il secondo, poi il terzo”.

Tra le scoperte fatte da Vincenzo Villella c’è la storia di Panedigrano

“Ho scoperto, e nessuno lo sapeva, che durante l’occupazione francese della Calabria, Conflenti è stata protagonista attiva nella lotta contro i francesi. Subì per questo anche un incendio, insieme a Martirano che fu distrutto in quell’occasione. Conflenti ha fatto la sua parte, grazie soprattutto a un ex guardiano di porci, Nicola Gualtieri, detto Panedigrano. Uccise un signorotto, Calabria, che aveva abusato della sorella e divenne un bandito. Quando il re di Napoli ebbe bisogno di soldati per allestire l’esercito della Santa Fede per riconquistare il regno, Nicola Gualtieri si arruolò. Si fece onore, diventò Maggiore dei Reali Eserciti e confidente della regina Carolina. Ho trovato alcune lettere che si scambiarono. Lui era analfabeta ma aveva come segretario un notaio di Conflenti che si chiamava Baccari, anche segretario dei conti D’Aquino.

Il professore in mezzo ai libri

credit: lamezia storica

Questo Nicola Gualtieri, generale dell’esercito borbonico, ha sacrificato, per il re di Napoli, per salvaguardare il trono, un figlio di 18 anni, Fortunato Gualtieri. Impiccato insieme a Vincenzo Rubino, anche lui conflentese, vicino Cosenza e lasciato in pasto ai corvi per alcuni giorni. Finché poi la compagnia della Buona Morte ha recuperato i cadaveri e ha dato loro degna sepoltura. L’altro figlio, Paolo, fu sparato alle spalle perché partecipò alla difesa di Amantea assediata dai francesi. Dopodiché Panedigrano, insieme alla famiglia, stette 9 anni in esilio in Sicilia. Quando il re di Napoli rientrò, la regina Carolina, che aveva un debole per lui, lo ricompensò in un modo incredibile. Gli diede saline in diverse parti della Calabria, 10.000 ducati annui come pensione vitalizia. Un palazzo a Nicastro dove adesso c’è la biblioteca comunale”.

Tutto è nato da Conflenti

“Conflenti mi aveva colpito perché, innanzitutto, è il paese più antico della zona del Reventino. Inizialmente si chiamava Costizia, da Costa, località vicino San Mazzeo. Poi è diventato Conflenti. E anche su questo nome ci sarebbe tanto da dire. Che non ha niente a che fare con ‘i piangenti’. Ma Conflenti indica la località guardata dal basso, da Martirano. Perché la strada che lo collegava a Martirano passava lungo il fiume e arrivava a Conflenti Superiore. Lì dove c’è la confluenza di due fiumi, e dove nacque il primo nucleo abitativo, nei pressi della chiesa di San Nicola. Un tempo c’era un cenobio basiliano, intitolato a San Nicola e poi trasformato in chiesa”.

La mia passione è nata in questo modo. Poi ho proseguito ampliando le mie ricerche. L’ultimo libro che ho scritto, dopo 5 anni di ricerca, è su Gioacchino Murat. Racconto la vera storia della morte dell’assassino del re di Napoli. E sarà tradotto da una casa editrice francese. Mi hanno invitato ad andare a Parigi, dove sarà premiato. E tra pochi giorni uscirà un volume su cui stiamo lavorando dal 2010.

vincenzo villella

Il professore e storico Vincenzo Villella

Professor Vincenzo, parlaci del tuo ultimo libro

Il mio ultimo libro si intitola Genti e paesi del Comprensorio Lametino. Inizialmente era intitolato Genti e paesi dei monti della pece. I monti della pece sono il Reventino e il Mancuso. Negli anni ’50, con la legge speciale Calabria e con la Cassa del Mezzogiorno, fu finanziata la sistemazione idraulico-forestale di tutte le montagne, dei fiumi e dei torrenti del lamentino. Nonché la bonifica finale della piana, non ultimata completamente, però, durante il fascismo. Il compito di redigere questo progetto fu affidato a un caro amico, che ora non c’è più, originario di Livorno, l’ingegner Luciano Berti.

Progettò e diresse i lavori di forestazione. Fece, in questo periodo, un lavoro fotografico. Abbiamo un fotografia di com’era il Reventino negli anni ’50, completamente nudo, senza neanche un albero. Venivano, infatti, tagliati in maniera selvaggia, con le famose cesine. Sul Mancuso, invece, patrimonio di San Pietro, gli alberi furono tagliati in precedenza per fornire lunghi tronchi per le basiliche romane, per i ponteggi e le travi. Dunque gli alberi tagliati e trasportati con i buoi prima e con delle zattere dopo, giungevano fino alla foce del Tevere e da lì arrivavano alle basiliche. Per questi motivi tutte le nostre montagne erano prive di alberi. Nel 1950 il Corpo Forestale dello Stato ha l’incarico dell’imboschimento e della sistemazione di fiumi e torrenti con le biglie.

Un progetto fotografico

Quindi Luciano Berti e i suoi collaboratori fotografavano tutti i passaggi del progetto. Da com’era prima, alle prove di attecchimento delle piantine. Ci sono foto di donne, anche incinte, che andavano nei torrenti a prendere pietre e le portavano sulla testa ai muratori che costruivano le briglie. Tutti questi operai, questi ragazzi, queste donne erano della nostra montagna: di Conflenti, di Martirano. Questo lavoro era diviso in due. C’era la parte fotografica e la descrizione botanica e ambientale fatta da Luciano Berti. La moglie, Anna Maria Bullo, presidente della Croce Rossa del Lazio, esperta di protostoria dell’Italia Meridionale, ha curato, invece, la storia dei vari paesi.

Biografia autore

Libri di Vincenzo Villella, storico e scrittore conflentese

Io ho la parte botanica, forestale e la descrizione dell’ambiente e la seconda parte dei paesi, dei luoghi, visti nella loro anima anche. Naturalmente con le ricerche che potevano essere fatte allora. Però lei aveva accesso al Vaticano, quindi a tantissime notizie. E c’è la storia dei paesi: San Mango, Nocera, Conflenti, Decollatura, Nicastro, Sambiase fino a Curinga.

Genti e paesi del Comprensorio Lametino di Vincenzo Villella

Il volume doveva essere pubblicato dalla Provincia di Catanzaro negli anni ’70. Poi non se ne fece nulla e questo materiale se lo sono portati in provincia di Rieti. Nel 2010, Luciano Berti mi telefona e mi invita a prendere tutto quello studio di ricerca. Aveva addirittura la lista completa di tutti gli operai che lavoravano per lui. Siamo andati e abbiamo portato a casa tutti quei fascicoli scritti a mano. Li abbiamo aggiustato, trascritti al computer, corretti. Il titolo completo è Genti e paesi del Comprensorio Lametino: storia, memoria e immagini della trasformazione della montagna e della piana attraverso l’archivio storico e fotografico del Corpo Forestale dello Stato. È una storia di 50 anni del nostro territorio. Nelle prime pagine ci sono le foto mie e sue nella biblioteca di Luciano mentre mi consegna il materiale. Contiene 750 foto in bianco e nero e a colori. E sarà pubblicato nel mese d’agosto.

Intervista al professor Vincenzo Villella, scrittore e storico ultima modifica: 2019-08-19T16:05:54+02:00 da Paola Stranges

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