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Nel calcetto femminile vincere non è l’unica cosa che conta

Asd Conflenti Femminile

È difficile spiegare come è nato tutto. Ma ricordo esattamente il momento e il posto in cui mi venne chiesto per la prima volta: “ma se facessimo una squadra di calcetto femminile, tu ci seguiresti?”. La mia risposta fu affermativa, ma fu sicuramente dettata dal fatto che in fondo era una cosa così lontana, una frase buttata lì a caso. Un anno e mezzo dopo siamo alle soglie di un campionato che, seppur fatto da poche squadre, seppur amatoriale, seppur probabilmente non di primo livello, elettrizza me forse più delle ragazze. Avevo già le spalle larghe riguardo tutto quello gira intorno alla creazione di una squadra dilettante essendo, orgogliosamente, nella dirigenza dell’ASD Conflenti. Per cui ragionare di divise, iscrizioni, sponsor e tutto il resto non è stato un peso così difficile da portare.

La divisa della squadra di calcetto femminnile

La stessa ASD Conflenti ha accolto nella propria famiglia queste ragazze andando così a mostrare una lungimiranza non comune in un paese di mille anime o poco più. In cui spesso una donna che gioca a calcio è solitamente seguita più da risate che da incoraggiamenti. Mi sono ritrovato ad affrontare una sfida con me stesso. E la mia più grande vittoria è stata quella di confermare quello che prima sentivo come principio ma non avevo mai potuto davvero mettere in pratica: l’uguaglianza. Non ho mai pensato di “insegnare”, per quanto io possa esserne in grado, qualcosa di diverso solo perché avevo di fronte a me delle ragazze e non dei ragazzi. Le ragazze, appunto, che sono il centro di tutto questo progetto. Da loro è nato tutto e loro sono le vere protagoniste che meritano di essere raccontate.

Ecco i volti del calcetto femminile

Fiorella e il suo talento enorme che meriterebbe palcoscenici ben più alti. Erika e il suo potenziale inespresso che presto verrà fuori. Eugenia che deve rendersi conto di quanto sia forte anche se tutti gli altri lo hanno già capito. Mariagrazia M. una delle ragazze più dinamiche che io conosca, che ha aggiunto il calcio alle tante attività che pratica. Lucia che ha grinta da vendere e che spero riuscirà a trasmetterla alle compagne. Magari togliendosi il vizio di darmi del voi. Mariagrazia F. che lascia famiglia e lavoro per buttarsi in un campo dando tutto quello che ha. Mariateresa, l’artefice della domanda iniziale, da cui tutto è nato, ed è grazie al suo impegno che siamo qui oggi.

calcetto femminile: ragazze in cerchio

E, infine, Tatiana, che ci ha messo poco a convincermi che merita di essere il capitano di questa squadra. Perché non si ferma mai, perché si rialza dopo ogni errore lavorando ancora di più. In un ruolo in cui ogni errore vuol dire subire un gol. Perché è stata capace, con umiltà, di farsi voler bene immediatamente dalle ragazze. E poi tutte le altre che ci seguono, dallo scorso anno o da poco tempo. E che fanno parte del gruppo, spero sempre più attivamente possibile: Mariagiulia, Giulia, Chiara e Ornella.
È facile scadere nel banale in questi casi. Ma che “vincere è l’unica cosa che conta” lo lasciamo dire alla squadra che domina in Serie A da qualche anno. A me basta vedere le ragazze apprendere quel poco che posso trasferirgli. E far parte di questo gruppo tanto eterogeneo e problematico da non poterne più farne a meno.

di Domenico Mastroianni, il mister

Nel calcetto femminile vincere non è l’unica cosa che conta ultima modifica: 2019-11-29T09:34:17+01:00 da asdc femminile

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