Se parliamo da fimmina e na vota subito pensiamo alla donna di giovane età maritata; perché si sa “è megliu maritata e non mala vintumata” tutta casa e famiglia. E proprio nel primo periodo di matrimonio era costretta a vivere con i genitori del marito, sottomessa alla suocera; questo ovviamente finché gli sposi nun se facianu ppe d’iddri. Non usciva quasi mai, se non per andare a messa, a prender acqua sempre a capo chino e nei campi. Alle donne era affidata la raccolta di uva, olive, frutta, ortaggi, legna. Sveglia al mattino presto indossava subitu u fadale e pronta attaccava con le incombenze casalinghe: rigistrare, cucinare, lavare, fare u pane, rammendare, cusire e ricamare.
Praticamente le giornate passavano a ru fuocularu tra pignate, frissure, quadare e tra i numerosi figli che cavaddriavanu per casa. Erano loro a occuparsi di fare bilanciare i conti in casa con destrezza. Il marito usciva di buon mattino per recarsi a ra rrobba e lei doveva far trovare tutto pronto: per pranzo e per cena per quanto non ci fosse mai molto da mettere nei piatti. A lei toccava il compito di preparare le provviste e tra puorci, ortaggi ,saccuni e scarminiare la vita velocemente trascorreva. Del resto di lavoro da fare ne aveva in quantità ed il tempo libero aveva margini davvero ristretti.
L’unico passatempo era il cucito, i lavori a maglia e il ricamo. La donna allora doveva assumere sempre un comportamento dignitoso non voleva finire a cavaddru a nu ciucciu e sentirsi etichettare cumu na mala fimmina. Arrivata poi la bella stagione sedeva a ru scalune insieme alle vicine de ruga a scucciare surache e raccontare i fatti d ‘a jurnata. A fimmina rassegnata a una vita di miserie e privazioni, con coraggio e determinazione si adoperava per costruire un futuro migliore per i propri figli. E allora festeggiamo la donna non solo oggi ma ogni giorno, proclamando il suo principio divino e sorgente di ogni cosa ……
