Il periodo pasquale, affonda le sue radici nella mia fanciullezza a tal punto da spingermi a scrivere con notevole trasporto. Allora ero ‘na quatrareddra e come tale vivevo quegli eventi con la leggerezza tipica di quella età. ‘E quantu pitittu! Cosi dicevano i nostri vecchi quando raccontano la loro infanzia.
“Nun c’era nnente,mancu nu muzicune!
E quando si poteva mettere qualcosa sotto i denti, anche se soltanto nu muorzu e pane tuostu e un pezzetto di formaggio, era una benedizione, per cui le feste e le ricorrenze rappresentavano un’opportunità per preparare dolci tipici e dimenticare la fame e la miseria.
Pasqua e i ricordi più belli…
Quando penso alla Pasqua, affiorano i ricordi più belli, perché si sa a Conflenti non esiste festa che non sia vissuta all’insegna delle antiche ricette, che vengono tramandate da generazioni e che riempiono le case di profumi unici. A Pasqua è tradizione preparare dolci per allietare la tavola delle famiglie riunite. Non è Pasqua a Conflenti se non si fa a cuzzupa, un gioiello di pasta frolla con le uova sode incastonate al suo interno . La Settimana Santa per le nostre fimmine cujjintare erano particolarmente intensa, le cucine imbiancate per la preparazione dei dolci tradizionali, era un rito che si ripeteva ogni anno. Non esisteva la il block notes per appuntare la ricetta, non c’era una misura e nel farle ci si regolava “ad ova” che si usavano. Tutti aspettavano che uscisse a prima mpurnata e poi si divideva tra tutto il vicinato…Na cuzzupa si regalava a chi aveva avuto un lutto in casa…
Ogni famiglia anche oggi conserva gelosamente la sua ricetta personale che si tramanda da madre in figlia. Allora le donne che non possedevano forni adatti alla cottura dei dolci portavano l’impasto crudo modellato a ru furnu de Catirina disposto in grandi lannie niure, e il loro profumo tracciava il percorso dalle case fino al forno. Le donne consegnavano e lannie alle nostre abili fornaie e aspettavano di essere mpurnate e cotte. Alcune le trasportavano sulla testa in equilibrio, altre in cannistri. A volte, Catirina o Sara ti invitavano a tornare più tardi, oppure dopo aver finito di sfornare il pane per evitare il via vai. Chi meglio di loro sapeva fare i dolci? NESSUNO! Cuzzupe a forma di ciambella, di bambole, cestini e cuori venivano donate ai bambini. “Dolci” ricordi di infanzia, che legano il periodo della Pasqua alla famiglia.