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La Conflenti signorile: viaggio tra i palazzi più emblematici

CPalazzi a Conflenti, centro storico

Tutto ciò che ci circonda è soggetto al flusso del tempo e alla storia. Questi due fattori, uniti alla mano e alla mente dell’uomo, plasmano e creano, fanno fiorire e distruggono. Dalla preistoria all’età moderna molte testimonianze sono andate perse, altre sono arrivate fino a oggi. Conflenti non è esente da questo fenomeno. E, proprio a Conflenti, sopravvivono, tra le tante, costruzioni che questo pezzo vuole provare a raccogliere. Gli edifici in questione sono i palazzi signorili nel centro di Conflenti Inferiore. Nati come modello nel Quattrocento, ma mai conservatisi interamente fino al XVI secolo, sono generalmente dotati di un giardino al loro interno, finestre regolari, di dimensioni più ampie nei piani superiori, e una spiccata attenzione architettonica alla planimetria e simmetria. Grossomodo, i tanti collocati qui e lì per il paese mantengono buona parte di queste caratteristiche.

Palazzi Montoro, Vaccaro e Folino

Forse il più rilevante è quello di Don Nicola Montoro, uno dei notabili di Conflenti. Proprietario terriero e uomo temuto, è stato prima potestà, poi, per poco, sindaco. Aveva molti coloni e una proprietà terriera pressoché immensa. Il suo gruppo familiare è sempre stato di rilievo per la comunità. Accanto, da un lato e dall’altro, ci sono le case dei Vaccaro e dei Folino. La prima, oggi in forza a Camillo Folino, la seconda, con portale in tufo, appartenente ad una famiglia di farmacisti dell’epoca.

Palazzi signorilI. palazzo Calabria
Palazzo Calabria innevato – Credit: Egidio Calabria

Palazzi Stranges e Calabria

Segue quello degli Stranges, soprannominati “Guopi”, dei quali faceva parte l’omonimo comandante, un capitano di vascello della marina militare. A scendere c’è il portone, e quindi il casolare, dei Calabria, che fu messo in sesto e fu dimora del beneamato Panedigrano. Inizialmente era diviso fra tanti gruppi familiari, perché in prevalenza i piccoli e grandi proprietari stavano nelle case di campagna e in paese venivano o in caso di malattia per essere curati, o alla vecchiaia; quindi ognuno aveva un paio di stanze e l’immancabile stalla. Poi, alla fine dell’800, Don Peppino Calabria sposò Donna Rosina Montoro, una delle sorelle dei Montoro, e, per adeguare il fabbricato al suo ceto e alla sua situazione, chiese e comprò le stanze, andando a costituire un unico blocco.

Palazzo di Don Stefano

Ben più conosciuta la casa di Don Stefano, situata all’inizio “du Piru”  e diventata iconica per il portone, “u purtune du paracu”. Vera e propria agorà del paese, luogo, adesso, di ritrovo dei ragazzi per scambiare due chiacchiere e stare tranquilli. Mentre una volta c’era una suddivisione: al gradino più alto si collocavano i vecchi, all’intermedio chi ascoltava e a quello più basso (ora scomparso, perché si è alzato il livello della strada) i giovani.

Portone del Parroco
U purtune du Paracu

Qui tenne una lezione Gerhard Rohlfs, filologo tedesco e scrittore del vocabolario italiano-calabrese. Proprio per questo, ha fatto il giro dell’intera Calabria, stando a contatto anche con Vittorio Butera. La discussione in questione prendeva piede dalla pronuncia di “maccaturu”, che, secondo il letterato, doveva essere invece “moccaturo” (raccoglitore di muco). Strutture che hanno seguito, e seguiranno, nascita, crescita e decadenza delle persone che le abitano, che sono state spettatrici degli eventi della storia, fino a farne inesorabilmente parte. Un patrimonio architettonico, artistico, storico e folkloristico fondamentale per Conflenti e tutti i conflentesi.

La Conflenti signorile: viaggio tra i palazzi più emblematici ultima modifica: 2019-09-17T12:27:38+02:00 da Giovanni D. Putaro

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