La chiesa di Sant’Andrea fu edificata nel 1500. Presenta una facciata in stile neoclassico, con un prestigioso portale in tufo. L’interno è costituito da tre navate. Sull’altare maggiore risiede maestosa la pregevole statua lignea del “titolare”, Sant’Andrea, del 1714, insieme alla sua croce decussata a forma di “x”.
L’interno della chiesa
È opera di grande pregio artistico con nicchie e teche laterali che custodiscono le statue di Sant’Antonio di Padova, Santa Liberata, San Francesco e San Giuseppe. La nicchia a destra ospita la croce con il Cristo morto, simulacro usato per la rappresentazione sacra nel Venerdì Santo. In collegamento si trova la sacrestia con gli armadi per i tovagliati e gli archivi parrocchiali. Lateralmente sono posizionati due confessionali in castagno. Sulla sinistra di chi entra in chiesa si trova un piccolo ambiente un tempo usato come battistero. La vasca battesimale è in metallo dorato sorretta da un fusto marmoreo. La chiesa è realizzata in marmi intarsiati in stile floreale.
Salendo per l’irta scala dalla stanzetta laterale, si arriva al piano alto della chiesa dove l’antico organo dalla balconata si erige con la magistralità delle sue lunghe canne, sin quasi al soffitto, costituito da una sorta di manovella da girare appunto per produrre l’aria e il conseguente suono. Lo strumento ha due tastiere e una pedaliera dritta. È a trasmissione integralmente meccanica ed è inserito all’interno di una cassa lignea in stile neoclassico.
Collocate appena al di sopra delle teste dei fedeli si trovano le formelle raffiguranti la Via Crucis, numerate in caratteri romani e dotate ognuna di uno specifico impianto di illuminazione. Ognuna di esse è scolpita in bassorilievo a forma rettangolare. Nella chiesa di Sant’Andrea si conservano diverse statue lignee e i miei nonni mi raccontavano della particolare statua di San Rocco ai pedi della quale sedeva un cagnolino. La casa canonica adiacente la parrocchia non è abitabile.
Il forte legame con la statua di Sant’Andrea
Avendo partecipato più volte alle messe della chiesa di Sant’Andrea posso veramente testimoniare il coinvolgimento emotivo degli abitanti del mio rione. Il legame antico che gli abitanti da chjiazza spontaneamente identificano nella maestosa immagine della statua. Negli anni ’90 questa bellissima opera in legno risultò consumata dal tempo e fu quindi affidata a un laboratorio sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza delle Belle Arti. Negli stessi anni anche il pavimento ligneo dell’altare principale si sostituì con uno in marmo. Fu tanta la commozione, dopo mesi di restauro, quando la statua di Sant’Andrea tornò nella sua omonima parrocchia. Venne nuovamente accolta in chiesa e collocata nella sua nicchia, con una cerimonia religiosa alla presenza di molti fedeli conflentesi.
L’altro elemento artistico più importante della chiesa, insieme alla suddetta statua, è costituito dagli affreschi che arricchiscono l’interno. Raffigurano l’episodio evangelico della pesca miracolosa quando Sant’Andrea fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista a essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano.
Il 30 novembre, un giorno di festa
Il 30 novembre, un tempo, era giorno di festa. Ma i portantini si lamentavano del peso eccessivo della statua durante le lunghe processioni. Così nel tempo si perse. Fino a qualche decennio fa Sant’Andrea è stato patrono di Conflenti. In seguito ha preso il suo posto la Madonna della Quercia di Visora.
E chi non ha mai suonato le campane de Sant’Andria? Chi si ricorda di Francischina a Campanara? Mi ricordo che saliva attraverso quelle scale sdrucciolevoli la cui sicurezza era rappresentata da una malferma ringhiera di legno. Per me e per i miei fratelli era un’ascesa mistica fino a giungere alle grosse campane di bronzo. Facevamo a gara per poter tirare quelle corde e purtroppo fu l’ultima generazione che lo fece. Oggi non è come un tempo: le campane, che scandivano con i loro rintocchi anche il quarto e aiutavano chi era nei campi a capire l’ora, ora non suonano più, ma rintoccano solo a Pasqua.