“Il tempo non va misurato in ore e minuti ma in trasformazioni”. Proprio come alcune delle nostre tradizioni che nel tempo hanno subito mutamenti scomparendo del tutto.
Oggi, 30 novembre festeggiamo il vecchio patrono di Conflenti: Sant’Andrea.
Come per tutte le feste paesane, anche quella svolta in onore di Sant’Andrea, era un momento collettivo di festa e di orgoglio alla cui realizzazione partecipava tutto il paese.
La pesante statua in legno
La massiccia statua in legno era trasportata a spalla. Era davvero pesante tanto da far lamentare i portantini per il peso eccessivo paragonandola a nu pede e cerza. Durante le lunghe processioni, infatti, si alternavano nella fatica del trasporto coordinati dal portantino più anziano.
Il santo dal volto umile è raffigurato secondo la sua tradizionale iconografia. L’indice della mano destra è rivolto verso l’esterno, la mano sinistra stringe e sorregge la sua croce mentre il suo sguardo benevolo è rivolto verso i fedeli.
La banda, accompagnava la processione con il suo repertorio tradizionale di marce e inni che si interrompeva di fronte alla chiesa parrocchiale al momento del rientro.
La festa in onore di Sant’Andrea
Una grande festa in onore di Sant’Andrea, fino agli anni settanta, trasformava il volto di questa chjiazza rendendola più viva.
Una festa dal sapore antico, in cui i contadini venivano a vendere i prodotti del loro lavoro. Frutta e verdure fresche e di stagione, formaggi uova, vino, olio d’oliva, miele, salumi locali freschi e genuini. Non mancavano i fichi secchi, le castagne, le prime olive da ammaccare e i dolci tradizionali fatti in casa.
Una piccola festa che, insieme ai suoi sapori, festeggiava le tradizioni contadine dei nostri nonni e il loro indissolubile legame con la terra.
Giochi popolari
E se la mattina veniva dedicata alla cerimonia religiosa, nel pomeriggio si svolgevano i giochi .
Tanti ricordano l’albero della cuccagna, i nostri genitori, i nostri zii, hanno visto questa gara quando erano bambini e vi hanno partecipato da giovani. Solitamente il palo veniva ricoperto di grasso in modo tale da rende difficile l’arrampicata
Quando era tutto pronto, u palu veniva issato al centro della piazza grazie alla forza naturale dei devoti. Gli arrampicatori si riunivano in squadre, coinvolgendo gli spettatori in questa impresa, fino a raggiungere il ricco e meritato bottino.

Speranza di poterla festeggiare nuovamente
Attraverso questo articolo spero di sensibilizzare le associazioni attuali affinché si riesca a trovare una soluzione per non disperdere il patrimonio di fede e di cultura che questa antica festa rappresenta per noi Conflentesi.
Indescrivibili sono la nostalgia e la tristezza che gli adulti da Chjiazza provano oggi a causa della mancanza di quell’evento che, seppur semplice, rendeva felice tutti, dai grandi ai bambini.