La scorsa settimana vi abbiamo parlato di un antico mestiere, quello dei lattari. Continuando sulla stessa linea dei ricordi, oggi vi parliamo di un’altra professione molto originale e ormai scomparsa: quella dei nivari. Anche in questo caso, l’attività si è trasformata nel soprannome della famiglia che la svolgeva, i Vescio. E come si può evincere dal nome, questa professione aveva a che fare con la neve. Andiamo a scoprirne la particolarità.
Il mestiere dei nivari
Un tempo la neve cadeva abbondante sul nostro territorio; ne scendevano giù centimetri e centimetri, in particolare sul Reventino e le montagne che abbracciano Conflenti. Così, ad alcuni giovani venne un’intuizione: perché non conserviamo la neve, che potrebbe ritornare utile nei mesi estivi? Un tempo non c’erano frigoriferi quindi bisognava trovare qualche soluzione per tenere al fresco cibo e bevande. Nacque in questo modo tale professione, diffusa in tutt’Italia, dalla Sicilia al Veneto. Quando le precipitazioni terminavano, i nivari salivano sul monte Reventino, utilizzando come mezzo di trasporto i ciucci. Lì si sceglieva un posto adeguato e si scavava una grande buca qualche metro sotto terra. La si riempiva con la neve opportunamente pressata per poi essere ricoperta, spesso anche con paglia, che difendeva dai raggi solari. Venivano a crearsi, così, delle vere e proprie ghiacciaie o neviere. La neve conservata allo stato solido si trasformava pian piano in ghiaccio.
Gli usi del ghiaccio
Con l’arrivo della bella stagione si risaliva la montagna, si riscopriva la fossa e si tirava fuori la neve ormai ghiacciata. Questo ghiaccio veniva portato al paese in blocchi, utilizzando a volte sacchi di iuta. A chiunque possedesse degli asini, inoltre, poteva esserne commissionato il trasporto. E a cosa serviva? Si adoperava per due scopi principali. Le famiglie, principalmente le nobili, lo acquistavano e lo conservavano in posti riparati e lo adoperavano per tenere al fresco le bibite e i cibi. Anche i bar ne acquistavano grandi quantità, in particolare nel periodo du juarnu a Madonna, per vendere ai numerosi pellegrini delle bevande fresche. E sempre i bar lo utilizzavano per fare le granite. Ebbene sì, si metteva il ghiaccio in un grande contenitore nel quale si versava succo di limone e zucchero. E poi si mescolava e mescolava fino ad ammorbidirsi e diventare granita. Ottima, rinfrescante e genuina!
Fonte: Egidio Stranges