"Jire a ru mastru" - itConflenti

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ARTIGIANATO PERSONAGGI TRADIZIONI

“Jire a ru mastru”

Stoffe Colorate Arrotolate. Jire Aru Mastru

Per i ragazzi degli anni ‘50 a Conflenti jire aru mastru era una prassi consolidata. Ci si andava di pomeriggio, perché la scuola era diventata obbligatoria e quindi la mattina era ormai impegnata. 

I ragazzi, ma molto più spesso i genitori per loro, sceglievano un mestiere da intraprendere e il pomeriggio si recavano presso la bottega del mastro prescelto. L’apprendistato iniziava molto presto, dai sette anni in su. Non tutti venivano accettati. Non era facile essere assunti, bisognava farsi raccomandare e corteggiare molto a lungo i mastri per riuscirci.

Funzione sociale

Jire aru mastru non era solo una antica tradizione, ma aveva anche una funzione sociale. Oltre a imparare un mestiere, non si finiva sulla strada ma soprattutto si imparava a stare al mondo e questo in una società gerarchica e chiusa, dove non c’era la possibilità di scalare socialmente posizioni, era molto importante. Dal mastro si imparava la vita, ad accettare la gerarchia, a pensare che le cose stavano in un certo modo e non si potevano e dovevano cambiare, perché funzionavano così.

U mastru e ri discipuli

U Mastru era colui che aveva un sapere consolidato e un’attività artigianale in proprio. E Ogni mastru aveva un discreto numero di apprendisti ai quali avrebbe, col tempo, tramandato il suo sapere artigianale.
All’inizio si faceva poco o niente. U Mastru tastava la pazienza e l’abnegazione del discepolo, solo pulizie e qualche commissione. Poi, se si superava la prova, venivano affidati i primi lavoretti e, a seconda dell’anno d’arrivo e delle capacità, si cominciava a creare una gerarchia; lentamente si avanzava sino a quando, imparato il mestiere, si diventava summastru e ci si preparava al gran salto: per mettersi in proprio.

I custuliari

A quei tempi i custulieri avevano un gran da fare, i vestiti confezionati erano molto rari e costavano troppo. Ognuno comprava la stoffa nei negozi di panname e poi il sarto con il suo lavoro di taglio e cucito, con tanta pazienza, confezionava vestiti per tutte le taglie e tutti i gusti. I primi vestiti già confezionati a Conflenti iniziarono a vedersi nell’immediato dopoguerra, quando iniziò la distribuzione di viveri e vestiti a cura del centro di cultura e quando iniziarono ad arrivare con frequenza pacchi dagli emigrati per chi era rimasto a Conflenti. Ovviamente potete immaginare il gusto e i colori americani e le misure mai precise, ma di fronte alla estrema povertà alcuni non potevano di sicuro mettersi a storcere il naso.
Ma ancora per molto tempo, almeno per le occasioni importanti, continuarono a rivolgersi ai nostri mastri custulieri.

Sarto 2

Mastru Tumasi ‘e Betta

Fra tanti mastri c’era a Conflenti un famoso sarto: Tommaso Roperti (Tumasi ‘e Betta). Egli cuciva per uomo e per donna.
Tumasi ‘e Betta era conosciutissimo per il taglio geometrico che aveva appreso presso “L’unione Scuole di Taglio Italiane” di Napoli, diretta allora, nell’anno 1922, dal prof. Ignazio Dainotti.
Al termine del corso, lo stesso professore rilasciò al giovane allievo il diploma, che tuttora si trova nella vecchia bottega e nello stesso posto dove lui l’aveva posto.
I discipuli che sono passati dalla sua bottega per imparare il mestiere sono stati tanti, e molti si sono affermati col tempo anche fuori Conflenti. Tra i tanti voglio ricordare per la loro bravura, i fratelli Peppino e Alfredo Aleni che divennero molto conosciuti a Milano, ch’io voglio ringraziare per la stima e il rispetto che hanno sempre avuto nei confronti di mio padre.

Corrado Roperti

“Jire a ru mastru” ultima modifica: 2021-11-05T09:30:00+01:00 da Redazione

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