Atipica, inspiegabile, impronosticabile. L’estate che si accinge a chiudere i battenti ha, inevitabilmente, portato con sé i caratteri dominanti di questo 2020, finora funestato dall’emergenza Covid. Anche Conflenti ne ha saggiato gli effetti: eventi al lumicino, tradizioni storiche scombussolate, nuove abitudini adottate. Una paralisi che certamente non ha aiutato il sistema economico-produttivo e ha indebolito il paese, rispetto agli altri anni e, soprattutto, in virtù del “grande inverno” che verrà. Si poteva fare di meglio? Si può sempre fare di meglio, ma non è il punto. Tra pregi e difetti, una stagione si è quasi conclusa. Quindi, tiriamone le somme.
Nuovi arrivi e vecchi ritorni
Probabilmente, il fenomeno era prevedibile: la calma, la tranquillità, la stasi, il clima e la “protezione” che infondono alcuni luoghi sono formidabili; Conflenti, poi, da questo punto di vista, è da sempre un piccolo angolo di paradiso. Le aspettative, tuttavia, superano la realtà. Il grande flusso di ritorno verso Conflenti ha portato tante facce nuove, vecchi amici o conoscenti che non tornavano da un sacco di tempo a vivere e rivivere emozioni, persone, momenti inspiegabili. Ecco che la parentesi sociale, in un periodo storico che la ostacola visibilmente, trova la sua quadra e può rifiorire nei vicoli, negli sguardi, nella semplicità di una birra in piazza, di una passeggiata, di una scorribanda al fiume.
Caccia al tesoro
Sua maestà, la Caccia al Tesoro. La più attesa, la più tesa, la più bella, il dramma per eccellenza che ogni anno travolge come un fiume in piena le vite dei ragazzi conflentesi per qualche ora. Amici diventano rivali incalliti, le meningi frullano per risolvere i quesiti, le gambe macinano per raggiungere i luoghi, l’ingegno viaggia per trovare gli indizi. Sino a quel momento lì.
Fino a quando gli sconfitti tristemente si messaggiano un languoroso “l’hanu trovatu”. Fino a quando i vincitori non esplodono di una gioia che pervade le vie, le strade, quel cielo di metà estate pronto a sorridere ai conquistatori. Immancabile, fortunatamente – con un plauso agli organizzatori e alla loro voglia – la caccia è stata anch’essa particolare. Più social, più interattiva, diversa. Ma è stata, ma c’è stata. E questo è l’importante. Basta poco per scacciare la monotonia e la ciclicità di serate che sembrano controllate dal congegno dell’Ingannatempo (per una citazione disneyana). Basta poco per riportare sprazzi di normalità in una cornice anormale.
La mini-fiaccolata di Conflenti
Un gesto simbolico di grande valenza. In assenza della tradizionale fiaccolata, tanti fedeli, spontaneamente, si sono recati in Querciola.
Fatto ciò che dovevano, chi una preghiera, chi un saluto, hanno intrapreso la strada del ritorno. Sarà iconica e da raccontare la fiammella delle fiaccole che nel metaforico buio della situazione che stiamo vivendo, portava luce, serenità, speranza. La forza di una comunità si misura anche e soprattutto dalle individualità che unendosi la sanno valorizzare, specialmente nei momenti di difficoltà.
Siamo orgogliosi che Conflenti abbia risposto “presente”, con i suoi modi, con il suo cuore.