Nei giorni scorsi di Mario si erano perse le tracce. La luce di casa spenta da giorni, nessun rumore.
Lo chiamavano suonando al campanello ma non dava risposta. Vicini e conoscenti, non vedendo il pensionato da alcuni giorni e preoccupati hanno allertato le forze dell’ordine. I carabinieri sono intervenuti subito dopo che i pompieri hanno aperto una finestra dell’abitazione. Una volta dentro, i soccorritori hanno trovato Mario disteso sul letto impossibilitato a muoversi, senza aver toccato cibo o bevande.
L’uomo è stato poi trasportato presso l’ospedale per le cure del caso. La sorella Sina al telefono mi racconta che è stato preso per i capelli. Sarebbero bastate poche ore e forse per lui le cose si sarebbero aggravate in maniera irreversibile.
Visibilmente provato, ha poi raccontato di non ricordare nulla e di essere rimasto immobile nel letto e a digiuno per diversi giorni. Mario probabilmente in seguito a un malore non era riuscito a chiamare i soccorsi in quanto non riusciva più a muoversi.
Questa storia mi ha fatto riflettere molto sul significato de ruga e di vicinato. Nel mio paese esiste ancora qualcuno che ha questi valori, ci si aiuta a vicenda, le porte sono aperte e un piatto viene condiviso…basta dire: “cchi adduru” con discrezione e subito ti ritrovi a cummari ccu ru piattu sutta a casa.
Nei piccoli centri il vicinato resta una presenza su cui contare, a differenza della città dove la gente è presa dalla fretta e da una convenzionalità divenuta troppo evanescente e spesso indifferente.
Ciao Mario riprenditi presto, ho ancora voglia di ascoltare le tue storie e di riportare a galla nomi e fatti di un’epoca ormai scomparsa.