Con l’intervista al capitano dell’ASD Conflenti diamo inizio a un ciclo di interviste con le quali giocatori e dirigenti della squadra di terza categoria si metteranno a nudo e riveleranno tutti i segreti e i retroscena del team.
Scheda tecnica
Nome: Giuseppe
Cognome: Stranges
Soprannome: il Biondo
Età: 30
Ruolo: esterno destro
Caratteristiche: corsa, grinta e sigarette
Allora capitano, chi ti ha proposto di indossare la fascia?
A differenza dei miei predecessori, che hanno sudato la fascia sul campo, il mio nome è stato proposto a un tavolino del bar, una sera tra una birra e l’altra, ancora prima che l’ASD Conflenti fosse realtà. Lo ha avanzato Sebastian e tutti gli altri ragazzi hanno accettato, perché mi stimano e hanno fiducia in me. Proverò a ricambiare la loro stima impegnandomi al massimo e farò del mio meglio per non deludere nessuno.
Quali responsabilità si celano dietro la figura del capitano?
Essere capitano è una grande responsabilità ed essendo questa la mia prima esperienza non so mai se il mio comportamento è giusto o sbagliato.
Essere erede di giocatori come Lorenzo o Lelle, che era capitano quando giocavo io, mi fa sentire un grosso peso sulle spalle. Loro erano più grandi e quindi più esperti e ispiravano molta fiducia nei calciatori.
Per essere un buon capitano non basta solo essere un bravo giocatore ma bisogna soprattutto imparare a guidare i compagni fuori e dentro al campo. Io non parlo molto, ma cerco di incitare i ragazzi a dare sempre il massimo. Spesso li difendo anche, infatti mi chiamano “il sindacalista”.
Con la fascia, sono aumentate le conquiste?
Ehm, no. Ma per quello non c’è bisogno della fascia!
Parlaci un po’ delle emozioni che hai provato durante l’esordio in casa.
Appena siamo usciti dagli spogliatoi, il mio sguardo è andato direttamente agli spalti che erano gremiti. Vedere tutta quella gente mi ha fatto tremare le gambe, ma allo stesso tempo mi ha dato una grande grinta.
Quali sono le tue scaramanzie pre-partita?
Non mi faccio mai il segno della croce. E a pranzo mangio sempre ‘nu stuaccu e sazizza’!
Oltre a essere capitano, sei anche uno dei fondatori della squadra, vero?
Sì, insieme a Domenico, Andrea e Francesco Mastroianni. Era da tempo che girava nell’aria l’idea di formare una squadra di calcio a 11. E con i ragazzi abbiamo cercato di consolidarla e buttare giù le fondamenta. Abbiamo avuto il consenso e il supporto di molte persone, e così, con la testa dura e la voglia di fare siamo andati avanti.
E, se avessi scelto tu, quale nome avresti dato alla squadra?
Io avevo avanzato il nome “Conflenti Young”, perché è nata da quattro giovani. Ma lo hanno bocciato perché, alla fine dei conti, siamo quasi tutti trentenni.
Com’è il tuo rapporto con i compagni di squadra?
Con gli amici di vecchia data, si è consolidato ancora di più. Con chi avevo poca confidenza, invece, si sta creando un bel legame, anche con i più piccoli. Ci tengo a dire che grazie alla squadra ho riallacciato il rapporto con Valerio, con cui in passato avevo avuto delle scaramucce.
Cosa ti aspetti da questo campionato?
Sono felice dell’andamento della squadra. Stiamo crescendo tutti insieme. Ma, soprattutto, se penso che 8, 9 mesi fa non c’era niente di tutto ciò, sono sempre più contento di quello che abbiamo creato. Non solo una squadra che gioca a calcio, ma un movimento e un qualcosa di bellissimo per tutto il paese. E ne approfitto per ringraziare i tifosi e l’Onda d’urto gialloblù che ci seguono sempre numerosi, anche in trasferta, e mi hanno fatto un coro personalizzato.
Tre domande per capire se, da buon capitano, conosci bene i tuoi compagni di squadra. Da cosa nasce il soprannome del portiere, Carlo Mastroianni, ‘u cariualu?
Ehm, sinceramente non lo so. Non saprei spiegarlo, è un soprannome di tutta la famiglia.
Mmmh, vediamo se ti rifai con le prossime. Omar Sy, è nato più a nord o a sud di te?
Allora è della Nigeria, ah no, no, del Senegal. Ovviamente più a sud.
E Pietro Putaro è nato prima o dopo la tua prima sigaretta?
Credo siano coetanei, fumo da quando avevo 13 anni.
Ti sei salvato in ‘calcio d’angolo’.
Ringraziamo il capitano per questa intervista e per il tempo che ci ha dedicato.
Alla prossima intervista. Stay tuned.