Per fare tutto ci vuole un sorriso: l'insegnamento che arriva dall'Africa

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Africa, prima lezione: fare tutto con un sorriso

Africa: La Terra Di Piero

“Africa, un’esperienza senza eguali”. Parola di una conflentese doc Serena Villella, 26 anni, collaboratrice di ItConflenti, tra i 21 volontari partiti per la Tanzania (Africa). Il viaggio, organizzato dall’associazione ‘La Terra di Piero’, è durato due settimane. Ho rivolto a Serena qualche domanda su questa sua fantastica esperienza. Il suo è il racconto di una realtà, lontana anni luce da noi. Una testimonianza che vuole “scuotere le coscienze” di chi, ancora, guarda a questo mondo con occhi di disprezzo.

Africa, il sogno di tutta una vita

Perché hai deciso di partire?

Andare in Africa è sempre stato un mio sogno. E dopo aver lavorato per alcuni anni in un centro d’accoglienza, la voglia e la necessità di conoscere dal vivo la terra di cui tanto ho sentito parlare si sono fatte più vive. Non appena ho conosciuto la realtà de La Terra di Piero e i suoi progetti mi sono avvicinata al gruppo e ho colto al volo l’occasione.

L’Africa nera fa ancora paura

Qualcuno ha cercato di dissuaderti?

L’Africa nera mette paura perciò erano tutti spaventati, soprattutto i miei genitori. Alcuni hanno cercato di dissuadermi dall’idea, ma ho la testa abbastanza dura. Altri, una tra tutti mia sorella, mi hanno sostenuta e spronata fin dall’inizio. Ho apprezzato la vicinanza di amici e parenti che si sono mostrati orgogliosi di me. Sebbene credo di non aver fatto nulla di straordinario, tanto da meritarmi addirittura questa intervista. Ho accettato di farla perché mi è stato insegnato che portare testimonianza è un buon modo per scuotere le coscienze. E noi occidentali ne abbiamo molto bisogno.

Bimbi Tanzania

Un esercito di palloncini

Africa: bisogna andarci per capire

C’è qualche aspetto in particolare che ti ha colpita?

Tutti abbiamo bene o male un’idea dell’Africa. Ma vedere la realtà con i propri occhi è un’altra storia. Molte sono state le cose che mi hanno segnata. La povertà assoluta della gente che vive in capanne di fango e mattoni, senza luce né acqua. I bambini riversati sulle strade giornate intere senza scarpe e con i vestiti sgualciti, alla maggior parte dei quali è negato, per ragione economiche, l’accesso all’istruzione. Le decine e decine di bambini che riempiono i numerosi orfanotrofi, tra cui disabili e molti, moltissimi, malati di Aids. Ma la cosa che mi ha tolto il sonno è stata la condizione disumana e alienante in cui vivono 32 malati di lebbra. Aspettano la morte in casupole fatiscenti popolate da cimici e scarafaggi. Tutto ciò provoca essenzialmente rabbia nei confronti della nostra società che non si accontenta mai, che si fa la guerra per avere sempre più denaro, quando dall’altra parte del mondo c’è chi sopravvive di niente.

Ci puoi parlare dell’associazione “La Terra di Piero”?

La Terra di Piero è una realtà unica e rara. Un’associazione che non delega ma opera in prima persona sul territorio. Il presidente, Sergio Crocco, è l’essenza stessa dell’umanità. È motivo d’orgoglio sapere che in Calabria c’è gente come lui e tutti i volontari dell’associazione, con un cuore grande e generoso. Gente che si preoccupa e cerca con le proprie mani di migliorare le condizioni di fratelli che abitano a 9000 km di distanza. Questa a cui ho partecipato è stata la quinta tappa del progetto Pamoja in Tanzania, dove sono state realizzate tante opere. Una scuola, vari parchi giochi; vengono garantite forniture di medicinali, vestiario e generi alimentari in orfanotrofi e ospedali. L’associazione ha concluso anche vari progetti in Madagascar e Centrafrica e ne ha in mente altri in Namibia. Ma opera anche a Cosenza, dove è stato creato un parco giochi accessibile a bambini disabili. E a breve inizieranno i lavori per la realizzazione di tre parchi dei nonni. Tutti possono collaborare, manualmente o economicamente, anche donando il 5×1000.

Africa. Lebrosario si Sukamahela

Un malato di lebbra davanti ‘casa’ sua.

Di che cosa vi siete occupati durante il vostro soggiorno?

La missione, compiuta alla grande, quest’anno ha previsto il ripristino dei giochi nel parco inclusivo Piero Romeo II. La bonifica al lebbrosario: abbiamo disinfettato, tinteggiato e sostituito i materassi nelle ‘abitazioni’ di alcuni malati di lebbra. È stato portato a termine l’allaccio idrico nella scuola di Isakalilo. Scuola creata dall’associazione nel 2017, in collaborazione con un’associazione del luogo, dove abbiamo anche rifinito e decorato un’aula. E, ancora, l’acquisto delle cisterne e la realizzazione dell’acquedotto all’orfanotrofio di Mr. Simba, per portare l’acqua in una serra e nell’orto che provvedono al fabbisogno alimentare degli oltre 60 orfani ospitati nel centro.

C’è un bambino di cui ci vuoi parlare in particolare?

Prima di partire ci avevano raccomandato di mantenere un certo distacco con i bambini, ma è impossibile. Io appena ho incrociato lo sguardo luccicante del piccolo Netu e del gemellino Viky mi sono innamorata. Ma la dolcezza degli occhioni e la purezza dei sorrisi di tutti i bambini della Tanzania è disarmante.

Parco

Serena tra i bambini tanzaniani nel Parco Piero Romeo

Cosa ti porti dietro da questa esperienza?

È stata un’esperienza senza eguali. Intensa, forte e per certi versi traumatica. Mi porto dentro molti interrogativi a cui è difficile dare risposta. I colori, gli odori e i sapori di una terra povera ma che ti arricchisce nel profondo. Che ti insegna a ridimensionare tutto e a focalizzare i veri valori della vita. Mi porto dentro gli occhi di tutti i bambini che ho incrociato. E mi porto, infine, un grande insegnamento: affrontare tutto con il sorriso, sempre! Perché se un bambino orfano e affetto dal virus dell’HIV, o un anziano malato di lebbra, ha il sorriso stampato sul volto, anche noi dobbiamo imparare ad affrontare le piccole, e a volte insignificanti, sfide quotidiane con lo stesso mood.

La ripeterai?

Certo. Non appena ci sarà l’occasione.

Niente da aggiungere. Ci sarà sempre chi penserà che le persone meno fortunate e bisognose arrivano nel nostro Paese per rubare il lavoro agli Italiani. Ma ci sarà anche qualcuno che cercherà, incessantemente, di rendere il mondo un posto migliore. Se poi questo qualcuno fa parte della tua cerchia di amici e puoi trarne il vantaggio continuo di imparare cosa significa tendere la mano al tuo prossimo, puoi considerarti fortunata. E io, modestamente, lo sono. Grazie, _serenita_sd!

Africa, prima lezione: fare tutto con un sorriso ultima modifica: 2019-05-17T09:30:30+02:00 da Mariateresa Marotta

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