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LO SAPEVI CHE MITI E LEGGENDE

Ti salutu marzo pazzu

Pastrore

Sul mese di marzo, per via della sua instabilità climatica, se ne raccontano proprio tante. Nell’immaginario popolare è personificato come un giovane dispettoso e senza ritegno, che si divertiva a disturbare i pastori e i contadini.


A Conflenti si tramanda, tra le tante, che Marzo, non risparmiava dai suoi dispetti neppure la sua mamma. La quale, conoscendo la cattiveria del figlio e sapendo quanto fosse traditore non diceva mai la verità su dove sarebbe andata l’indomani. Marzo, furioso per le bugie della mamma, decise che a tempo debito gliela avrebbe fatta pagare. Giunto il 30 di marzo, la mamma credendosi fuori pericolo perchè l’indomani sarebbe stato aprile, decise di dire al figlio la verità svelando che, il giorno successivo, sarebbe andata al fiume a fare il bucato. Ma marzo, che possedeva un giorno in più, 31 marzo, perchè lo aveva chiesto precedentemente in prestito a febbraio (ecco perchè febbraio è di 29) era pronto per la vendetta. Aspettò che la mamma arrivasse al fiume e mentre era intenta a fare il bucato, scatenò un violento temporale e il fiume in piena se mpisau a mamma.

Fiume Tre

Proverbi sul mese di marzo

Proverbi, modi di dire e tante leggende evidenziano appunto la sua instabilità climatica, tant’è che è conosciuto da tutti come il mese pazzo. Diffuso il proverbio:
Megliu mu mammata te ciancia ca pemmu u sule e marzu te tincie“.
In tutta la Calabria, gli antichi avevano dei modi e attuavano dei riti per proteggersi dal mese pazzarello, o a volte gli si organizzavano feste di benvenuto per accoglierlo e accaparrarsi la sua simpatia.
A Conflenti, si tramanda un rituale per “tingire ‘u mise e Marzu” recitando Sule e marzu ca te tinciu, ca te tinciu sule e marzu il primo venerdì di marzo, si usava segnare il muro di casa o la porta utilizzando un carbone.

Albero Fiorito

Ma perché il mese di marzo a 31 giorni?

In Calabria, gli ultimi tre giorni di marzo, sono anche detti i tri juarni du piacuraru.
Marzo infatti incontra un pastore e gli chiede dove andava a pascolare le sue pecore, ma per tre giorni, il pecoraio, non dirà il vero, in quanto non ha visto in marzo un volto molto raccomandabile.
Finito il mese di Marzo, il pastore vede una bella giornata di sole ed esclama felicemente: e ti salutu marzu pazzu.
Marzo che di indole è vendicativo, escogita immediatamente un piano per far il dispetto al pastore. Chiede ad aprile in prestito un giorno, così marzo diventa di 31 e marzo scaturisce una brutta tempesta sul pastore e le sue pecore.

Gli ultimi tre giorni di gennaio, sono considerati i più freddi dell’inverno.
Arrivato febbraio, il pastore canta spensierato, perché ormai si avvicina la primavera: Sona e canta pecuraru ca è venuta a primavera a la faccia de jennaru chi facia chira nivera. Gennaio chiede in prestito due giorni a Febbraio, per gelare il pastore dicendo: prestami du juarni ca e piacureddre ce fazzu mentire sutta u mantu.

Le stagioni non rispecchiano più lo stesso corso

L’inverno è passato, ma le stagioni, spesso non rispecchiano più lo stesso corso, e alcuni proverbi non sembrano più attuali, ma continuano a fornirci sempre consigli utili.
Domani sarà aprile: “ad aprile un te scuverire” e gli antichi consigliano di continuare a indossare un abbigliamento pesante, mentre si sogna una calda estate in costume, ma senza mascherina.

Ti salutu marzo pazzu ultima modifica: 2021-03-31T13:30:13+02:00 da Andrea Bressi

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