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FONTANE Lucy poesie e racconti LUOGHI DI RITROVO MEMORIA

Quando ancora non c’era l’acqua in casa

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Oggi, basta aprire il rubinetto di casa per avere acqua calda e fredda in base alla nostra volontà. Un tempo invece, veniva risparmiata e riutilizzata, mai sprecata. Soprattutto in tempi di guerra, si utilizzava solo per le necessità fondamentali.

Per l’igiene personale ci si arrangiava come si poteva. Bagni e docce non erano frequenti e lo shampoo si faceva una volta a settimana. Si scaldava un po’ d’acqua sul fuoco, si riempiva una bagnarola e la famiglia intera poteva finalmente fare un bagno. C’era anche chi si lavava “a pezzi” riempiendo sempre una bacinella con acqua riscaldata al caminetto o semplicemente lasciata intiepidire al sole. Nei mesi più caldi, i ragazzi, amavano andare a fare il bagno al fiume. Diventava una forma di divertimento e di svago, era come andare al mare. Per la pulizia quotidiana di mani e viso si usava u vacile che era costituito da due cerchi sorretti da un tre piedi metallico. Nell’anello superiore era poggiata appunto una bacinella smaltata detta vacile in quello inferiore si trovava la brocca dell’acqua.

Fontana. Trazzinu.
Trazzinu

Le fontane: luogo di ritrovo

L’acqua corrente non era presente in tutte le case ma, solo in quelle delle famiglie benestanti. Per avere l’acqua che serviva per le esigenze quotidiane, la maggior parte delle donne di umile famiglia, più volte al giorno, con il sole, con la pioggia o con la neve doveva recarsi con vozze e varrili all’acqua. Sicuramente molto faticoso da fare ma, diventava allo stesso tempo, un momento di svago e di ritrovo. Era proprio qui che si incontravano le amiche oppure u quatraru. Gli innamorati aspettavano che passasse la ragazza per scambiare fugacemente qualche parola e qualche carezza con la sua amata.

La fatica di trasportare l’acqua

Chi era “fortunato” a quei tempi possedeva nu ciucciu che veniva caricato con due barili ai lati del basto che servivano per trasportare  l’acqua. Ognuno di noi ha memoria delle nostre nonne che, trasportavano i barili sulla testa appoggiati sopra un grosso fazzoletto arrotolato: a curuna. Serviva ad ammorbidire il contatto e facilitava l’equilibrio durante lo spostamento per le ripide stradine. Diventavano così abili nel trasportarli che, a testa alta, senza neppure sostenerli con le mani, scendendo i gradini e attraversavano e vineddhre senza farne cadere mai una goccia.

Il bucato fatto con la lissia e u sapune ‘e casa

Per lavare i panni, invece, ci si recava al lavatoio più vicino. Era anche questo un momento per stare insieme e per scambiarsi pettegolezzi sui fatti del giorno.

Si rimuoveva lo sporco dai vestiti con un po’ di sapone, acqua fredda e “olio di gomito”. Mia nonna, mi raccontava, che i vestiti li insaponava nei secchi a casa e poi insieme alle cognata andava al più vicino lavaturu per sciacquarli. D’estate, anche se più lontano e faticoso, si andava al fiume. Si usava fare un prelavaggio con il sapone fatto in casa a base di grasso animale, olio d’oliva e soda poi, si sciacquavano nel fiume e si mettevano in dei cesti. Si versava sopra la lissìa che veniva preparata bollendo l’acqua con la cenere del camino. Era un ottimo additivo e sbiancante naturale . I panni diventavano bianchi e splendenti più che mai. Ahimé, ai nostri tempi, si preferisce usare i prodotti chimici che troviamo facilmente in commercio nei supermercati.

Pumetta E Lavatoio

Oggi va di moda l’acqua minerale, si muore di sete piuttosto che bere dal rubinetto di casa e non si assapora nemmeno na vivuta de acqua frisca a Pumetta.

I giovani, abituati a ogni tipo di comodità, quando viene a mancare l’acqua per qualche ora, ne fanno una “tragedia”. Quasi increduli quando gli si racconta le difficoltà che hanno dovuto affrontare i nostri nonni i quali hanno vissuto una vita semplice e piena di sacrifici ma con alti valori morali. Ben venga il progresso ma non dimentichiamo mai il nostro passato!

Quando ancora non c’era l’acqua in casa ultima modifica: 2020-10-23T10:22:16+02:00 da Lucy Stranges

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