Festa dell'Emigrato: il ricordo di quelli che vivono tra due mondi

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Festa dell’Emigrato: il ricordo di quelli che vivono tra due mondi

Festa dell'Emigrato a Conflenti.

La Festa dell’Emigrato è stata domenica 12 Agosto presso il Santuario della Madonna della Quercia di Conflenti. Un giorno per commemorare e ricordare coloro che hanno lasciato il proprio paese. Il fenomeno migratorio ha colpito il paese nel secolo scorso e non solo. Camminare per l’antico borgo di Conflenti ci fa capire quali sono le tracce del fenomeno migratorio e l’importanza che ha avuto per il paese.

La Festa dell’Emigrato a Conflenti

La bellissima giornata di domenica 12 Agosto è iniziata con la celebrazione della Santa Messa delle 10:30 presso il Santuario della Madonna della Quercia di Conflenti, ma prima sono state issate due bandiere: quella italiana e quella della pace, mentre un ragazzino di Conflenti, Antonio Vennera, suonava con la tromba l’inno italiano.

Festa dell'Emigrato a Conflenti

Momento della Santa Messa presso il Santuario della Madonna della Quercia di Conflenti. PhotoCredit: Amira Celeste Giudice

Dopo la messa, c’è stata la processione per le vie del paese. Quest’anno si è deciso di tenere sia la messa che la processione di mattina e non di sera come al solito. Durante la processione, dal Santuario a Pumeta, preso Via Marconi, i partecipanti hanno portato una replica del Quadro Divino e le diverse bandiere delle varie nazioni.

Emigrare: vivere tra due mondi

Tutti conosciamo bene cosa è l’immigrazione e sappiamo l’impatto che questa ha avuto, da diversi punti di vista, per un paese come Conflenti. Comunque, non tutti riusciamo a capire cosa ha significato immigrare per quelli che sono partiti ed hanno dovuto lasciare il proprio paese. Posso dire che, conoscendo un gran numero di immigrati che vivono altrove, nel mio caso, conflentesi e non solo che abitano a Buenos Aires, ho capito che ci sono diversi profili di emigranti.

Festa dell'Emigrato a Conflenti.

Processione del Cuadro Divino durante la Festa dell’Emigrato. PhotoCredit: Veronica Carullo

Da una parte, ci sono quelli che sono partiti lasciando dietro la povertà per cercare un futuro migliore e si può dire che  hanno chiuso una porta e iniziato una nuova vita da zero. Questo vuol dire che, il solo pensare al proprio paese, ai motivi per i quali si è reso necessario l’abbandonopotrebbe generare in loro una grande sofferenza. Molti di quelli, forse, non sono mai tornati neanche a visitare la propria terra, non perchè non volessero farlo, ma perchè la sofferenza di aver lasciato tutto quello che avevano (sia molto o poco) li ha fatti chiudere in un mondo diverso per non soffrire nuovamente. Per loro, ritornare e dover partire nuovamente potrebbe essere un’esperienza molto triste.

C’è un’altro gruppo di immigrati che, invece, sono partiti, ma che hanno sempre avuto il proprio paese nei loro pensieri. Gaetano Volpe, d’origine Conflentese emigrato a Buenos Aires, raccontava sempre che lui, di giorno, era a Buenos Aires, ma di sera, chiudeva gli occhi e ritornava a Conflenti a camminare per le strade del suo paese. Così come lui, ci sono tanti altri che sono partiti, ma che hanno lasciato il cuore nella loro terra d’origine. Molti di loro avrebbero voluto tornare, ma le tante difficoltà – specialmente quelle economiche – non lo hanno reso possibile. Sono degli emigrati che, secondo me, vivono tra due mondi: sono fisicamente in un posto, ma con il cuore e la mente altrove. 

Festa dell’Emigrato: il ricordo di quelli che vivono tra due mondi ultima modifica: 2018-08-21T16:12:24+02:00 da Amira Celeste Giudice

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