È tiampu de fhare u porcu! Molte sono ancora oggi le famiglie che ne conservano la tradizione e ne tramandano il sapere. Sono pochi i contadini che continuano ad allevare il maiale, una volta, tutti criscianu u puarcu ppe ru bisuagnu da famiglia. La possibilità economica era misurata in base al numero di maiali che una famiglia poteva permettersi di macellare per assicurarsi una provvista di carne per tutto l’anno. Ci si aiutava a vicenda tra vicinato, parenti e compari che poi andavano onorati con il classico invito a re frittule.
La lavorazione de frittule , avveniva in una cucina spesso annerita dal fumo du fhuocularu. La quadara veniva posta supra nnu tribbitu dentro a enormi caminetti . Si stava tutto il giorno in piedi a riminare con movimenti precisi e ripetuti, non bisognava farlo attaccare altrimenti ne andava la riuscita del prodotto finale.
E frittule
A frittula è un piatto a base delle parti di scarto del maiale. Le ossa con pezzi di carne che restano dopo la pulitura, la cotenna, le cartilagini e il grasso vengono messi a bollire nella quadara. Al completo scioglimento del grasso, una volta tolte le cotenne e la carne destinata ppé ru suzzu, se criscia u grassu . Una volta si conservava in vasi di terracotta per essere poi usato nell’arco dell’anno come condimento in sostituzione del costosissimo olio. Nel grasso, ancora oggi si conservavano sazizze e vrasciuluni (involtini con ripieno di aglio, prezzemolo e grasso a cubetti). A questo punto tutto quello che rimane nella quadara sono i nuazzuli, se squaglianu e si conservano in vasi di vetro come provvista per l’inverno.
Con l’uscita de frittule, si conclude l’evento tra brindisi e abbuffate e come piatto base si offre la carne cotta nella quadara e verze o cauli.
