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“Dimmi chi era”, quel futuro giornalista: la mia prima tra i grandi

Presentazione del libro dimmi chi era

Immaginate un sognatore. Fatto? Bene, ora non resta che distaccarlo da qualsiasi peripezia fiabesca e inserirlo nella realtà. Dura e cruda, nella quale devi faticare e lavorare per ottenere una soddisfazione. Questa è la storia di una soddisfazione, plasmata nella moderazione della presentazione di un libro che proprio di storie parla. Dodici, per la precisione, riguardanti grandi icone dello sport. Francesco Ceniti, penna della Gazzetta dello Sport, l’autore; “Dimmi chi era”, l’opera.

Dimmi chi era: l’evento

Tenutasi a Conflenti, l’iniziativa è stata promossa dalla fondazione italiani.it e dall’ASD Conflenti. Ha vantato la presenza, oltre che, naturalmente, di Ceniti, di Carlo Talarico, giornalista del Corriere dello Sport. In più, come moderatore, figurava un giovane. Ultimo ma non per importanza, Gianpiero Galeazzi, curatore della prefazione del libro, intervenuto telefonicamente.

Presentazione Libro dimmi chi era

Nel corso dell’evento, tante sono state le riflessioni scambiate, che hanno portato a interessanti spunti di conversazione. La tematica sportiva, fulcro centrale, si è aperta a ventaglio toccando l’importanza dei valori, le difficoltà, la risalita da un periodo buio. E ancora, un raffronto tra nuove e vecchie generazioni. L’attuale, ma non tanto, modello del culto dell’icona, la brillantezza di capire che dietro quei mostri sacri si celano semplici esseri umani. Frantumabili, come noi. Mortali, come noi.

Le mille e una emozioni

Quel giovane conflentese, che ha scritto questo pezzo, lo stesso “aspirante giornalista” del titolo, aveva le emozioni a mille. In subbuglio totale. Era la prima volta che sedeva dall’altro lato del tavolo, durante un convegno. Guardava a destra, sinistra, non lo dava a vedere, ma tremava, interiormente. “E se fai un gaffe?”, “E se ti blocchi”, sussurravano mille vocine. Passavano i minuti. Iniziava a cambiare qualcosa: subentrava, prendendo per mano la timidezza, l’eccitazione, la voglia di costruire qualcosa, su quel sagrato. Per sé stesso, per chi guardava, per chi credeva in lui. Ma non c’era troppo tempo per pensare, il microfono stava avvicinandosi. Pesante e rovente quasi come un tiro da tre, a un secondo dalla fine, in Gara 7 delle Finals. Uscita qualche frase, si rendeva conto che in fin dei conti non c’era d’aver paura. O meglio, sì. Però solo come stimolazione.

dimmi chi era: Giovanni Putaro e Ceniti

Preso consapevolezza di ciò, la presentazione scivolava vorticosamente e velocemente. Arrivava la fine, qualche foto, un autografo, i complimenti. A Ceniti, per il concepimento di “Dimmi chi era” e per la splendida chiacchierata. Poi, però, anche al ragazzo. Sentiva un “bravo”. Poi due. Poi tre. Il cuore si gonfiava di gioia. Ecco che capiva perché aveva scelto quella strada. Perché quelle sensazioni, quei momenti, lo facevano sentire vivo. Più di ogni altra cosa. Quel ragazzo si chiama Giovanni. Ha vissuto una giornata fantastica e una preparazione a essa ancor più esaltante. Non dimenticherà mai il brivido avuto guardando i partecipanti. Perché il brivido è magia, come lo sport, come la letteratura. Punta alle stelle, ma non disdegna di passare anche da tutti i pianeti del sistema solare. A piccoli passi. Perché, altrimenti, che gusto c’è?

“Dimmi chi era”, quel futuro giornalista: la mia prima tra i grandi ultima modifica: 2019-08-21T09:56:30+02:00 da Giovanni D. Putaro

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