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Un abbraccio vuol dire: tu non sei una minaccia

Vecchietti Che Ballano

In questo difficile momento, dove tutto sembra complicato, Pasquale Bartolotta ci racconta la fortuna che si ha nel vivere nei paesi ai tempi del Coronavirus.

Un abbraccio vuol dire…

Un abbraccio vuol dire “Tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto, e qualcuno mi comprende”. La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita. (P.C.)

Ritornerà il tempo degli abbracci, ritornerà il tempo dell’uscire insieme, ritornerà tutto quello che il Covid-19 ci ha tolto!

La fortuna di vivere in un paesino

Vivere in un paesino ai tempi del Coronavirus potrebbe sembrare difficile ma, per chi ha questa fortuna, posso credere che non sia così. La digitalizzazione del mondo ha consentito a milioni di persone, a prescindere da che si vivi in città o in paese, di accedere ad un’infinità di servizi (social network, streaming, e-commerce), lavorare da casa e, per i più bravi, effettuare acquisti direttamente sulle varie piattaforme. Quello che però manca, rispetto alle grandi città, è la quotidianità che si respira nei piccoli borghi dispersi sul nostro territorio. Vivere un paese ai tempi del Coronavirus significa privarsi delle piccole cose che, nella frenesia delle città, quasi si danno per scontate: dall’uscire la mattina, salutare la vicina che rientra dopo aver fatto la spesa, fare una passeggiata, incontrare amici e conoscenti durante il tragitto, arrivare nel bar del paese e prendere un caffè in compagnia.

Conflenti In Festa

Prigionieri di un mondo che non è nostro

Il coronavirus non fa distinzione e, purtroppo, anche per noi che viviamo in queste realtà, tutto si è improvvisamente trasformato. Ci siam ritrovati, per effetto dei vari lockdown, “reclusi” nelle nostre case ed in certi versi quasi prigionieri di un mondo che non è nostro. Per chi ha dei bimbi la priorità, vista la chiusura della maggior parte delle scuole, è cercare di ingegnarsi per non far perdere la vivacità e la curiosità che accomuna tutti loro. Per i più grandi, invece, con la scusa della spesa, o della passeggiata con il cane, si prova a respirare un po’ di normalità uscendo all’aperto.

Peppe Con La Zappa

C’è chi ama fare sport, e si allena ogni giorno per strada, c’è chi è più fortunato e continua a lavorare, chi invece è costretto a farlo da casa e chi, purtroppo, deve interrompere le proprie attività, e poi c’è anche chi, non riesce proprio a stare dentro e passa il tempo davanti casa a fumare una sigaretta e discutere col vicino. Per finire, ci sono poi le persone anziane, un elemento vitale dei nostri paesini che, a causa della forte emigrazione lavorativa dei giovani, rappresentano il fulcro della popolazione presente. Per loro il lockdown sarà stato di sicuro una passeggiata rispetto a chi, magari, ha anche vissuto durante le guerre. C’è chi in qualche modo è riuscito a raggiungere la propria “campagna” per coltivare gli orticelli o dar da mangiare agli animali, chi invece il proprio orticello lo ha coltivato sotto casa. E così, tra l’irrigare delle terre e la raccolta dei frutti il loro tempo sembra non aver subito troppi dolori.

Un abbraccio, una carezza…

Di tutto questo c’è però una cosa che manca, ed è la vicinanza, il calore, la socialità che nei nostri paesi tiene stretta le persone. Il Covid ci ha privato della cosa più bella del mondo, degli abbracci e delle carezze, del vivere con le persone a noi care senza aver paura di poter essere una minaccia per loro. E se per certi versi tutto questo molto presto passerà, rimane la certezza che la libertà è, e sarà, la cosa più bella del mondo!

Chi desidera vedere l’arcobaleno deve imparare ad amare la pioggia. (P.C.)

Un abbraccio vuol dire: tu non sei una minaccia ultima modifica: 2020-11-10T14:22:00+01:00 da Redazione

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