Mi presento, sono Paola Gentile, sono anestesista-rianimatore dal oltre 15 anni e lavoro presso l’AORN “Ospedali del colli Monaldi-Cotugno-CTO” presso il P.O. CTO di Napoli. Sono nata a Napoli ma ho origini conflentesi. Mia madre Liliana, infatti, è nata a Conflenti e ogni anno vi ritorniamo con tutta la famiglia per trascorrere la vacanze estive. In questo momento così difficile, ringrazio la comunità di Conflenti poiché, chi con una telefonata chi con un messaggio, ha avuto un pensiero affettuoso per me.
La dottoressa anestesista contro un nemico invisibile
Quando scelsi questa specializzazione sapevo a cosa sarei andata incontro. Il dottore anestesista è una professione tremendamente piena di responsabilità, ma mai avrei pensato che mi sarei trovata ad affrontare un tale nemico. Un nemico invisibile e insidioso. Un nemico da affrontare per la tua incolumità e per quella degli altri. Di notte e di giorno. Un nemico che non vedi ma sai che c’è e che può colpirti da un momento all’altro, basta una piccola distrazione. E tramite te può attaccare colleghi, figli, genitori e vicini di casa. Sei esposto, e ne porti tutto il peso. Dopo 12 ore di lavoro torni a casa e non puoi abbracciare i tuoi figli, devi lasciare le scarpe all’ingresso e riporre i tuoi abiti in un sacchetto di plastica e chiuderlo bene. Mangiare? Dopo 12 ore ancora no. Prima doccia, shampoo, e poi si vedrà.
Non è facile stare ore e ore senza poter bere nemmeno un sorso d’acqua durante il turno. Perché non c’è stato tempo, perché con la tuta, gli occhiali, la visiera e con quella fastidiosa mascherina che ti stringe non puoi toccarti. Non devi farlo.
E poi può capitare di vedere il tuo collega-amico che non sta bene, che è febbricitante, e che poi durante il turno gli viene comunicato di essere positivo al tampone Sars-Covid-19. Ricorderò per sempre il suo sguardo smarrito e impaurito. Pieno di paura per quello che gli potrà accadere, paura per la sua famiglia, i suoi tre figli. Vederlo salire in ambulanza diretto all’Ospedale Cotugno e non sapere se lo rivedrai. Purtroppo a questo sono seguiti tantissimi altri contagi tra colleghi, anche giovanissimi.
Paola Gentile tra i soldati in prima linea
Noi rianimatori e sanitari in area critica viviamo sempre in quel limbo tra la vita e la morte. Ma questa circostanza comporta molto di più: rinunce, torture fisiche e psicologiche che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Nessuno ci ha mai detto che saremmo diventati soldati impegnati in prima linea su un fronte minato. Combattere e combattere ogni istante della giornata è estenuante. E poi commuoversi quando la protezione civile, un sabato sera, ci ha suonato l’inno di Mameli e ci ha applaudito per ringraziarci, per sostenerci. E improvvisamente il peso che sentivi sulle spalle sembra che pian pian alleggerisca. Ci siamo sentiti più forti. Ci siamo sentiti meno soli.
Un pensiero particolare va a mio fratello Giulio e Adriana, mia cognata, che lavorano come infermieri all’ospedale San Martino di Genova nel reparto di rianimazione Covid. Saperli lì da soli e non sapere quando riabbracciarli mi addolora. Ma #andràtuttobene.