Non tutti, forse, sappiamo che la festa di Ognissanti e in particolare la commemorazione dei morti hanno origini molto antiche e non cattoliche. Andiamo, quindi, a scoprirle.
Le origini celtiche
Le prime testimonianze di queste celebrazioni risalgono alla popolazione celtica che visse nell’Europa centro-settentrionale tra il IV e il III secolo a.C. I Celti dividevano l’anno solare in due epoche ed erano soliti solennizzare gli inizi di entrambe. A maggio si celebrava il Beltrane: l’inizio del momento della rinascita, della vita. A fine ottobre, invece, festeggiavano il Samhain, “fine dell’estate”, ossia il principio della fase della quiete e della morte. Il periodo che abbraccia il finire d’ottobre e gli inizi di novembre era, secondo la credenza popolare, il momento di massima vicinanza tra il mondo dei vivi e il regno dei morti. Proprio durante il Samhain i defunti ritornavano nei luoghi in cui vissero prima di passare all’aldilà e il popolo si preparava ad accoglierli con feste e pasti abbondanti.

I romani, nello stesso periodo autunnale, celebravano una festa col fine di ringraziare la terra per i doni ricevuti, salutare il periodo fertile e dare il benvenuto a un periodo di quiete, di riposo ma anche di sterilità. Quando Cesare, tra il 60 e il 50 a.C., conquista la Gallia, le due popolazioni vengono in contatto e le loro feste si amalgamano. Dalla fusione delle celebrazioni celtiche e romane di autunno nasce, dunque, la Nos Galan-Gaeaf, ossia ‘notte delle calende d’inverno’, celebrate tra 31 ottobre e il 1° novembre. Quella che in seguito diventerà per gli anglosassoni Halloween, o meglio All Hallows’ Eve, “la vigilia di Ognissanti”.
L’avvento del Cristianesimo
Con l’avvento del Cristianesimo la maggior parte delle feste pagane venne abolita. Ma questa sorte non toccò il Samhain celtico che si mantenne come momento di commemorazione del mondo dell’aldilà, sebbene assunse connotati sempre più cristiani. E al quale si affiancò quella dei Santi. Le prime celebrazioni iniziarono nel IV secolo in Oriente, la domenica successiva alla Pentecoste. In Occidente, invece, i romani riservarono ai santi la Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres. Il 13 maggio 610 papa Bonifacio IV proclamò la trasformazione del Pantheon in chiesa dedicata a Maria e ai Martiri. Quella data fu scelta per commemorare, appunto, tutti i Santi. Dunque, la festa cristiana di Ognissanti di maggio e quella pagana in ricordo dei morti del primo novembre convissero fino all‘800. Fu, poi, papa Gregorio IV a unire le due festività in un’unica data: il 1° novembre. Dobbiamo attendere il X secolo, però, per l’istituzione del 2 novembre, la giornata cristiana dedicata ai morti.

Come si festeggia il giorno di Ognissanti e dei Morti?
Secondo l’antica tradizione, quindi, questo era il periodo in cui si dava il bentornato alle anime defunti. Pertanto si doveva accoglierle con tavole imbandite e spiriti in festa. Si preparavano, infatti, prelibatezze con i poveri frutti che la terra donava in quel periodo di infecondità e i pochi rimasti dall’epoca dell’abbondanza. Si cucinavano legumi secchi, castagne e l’immancabile zucca. Al giorno d’oggi queste tradizioni sono scomparse e anche a Conflenti non vi sono usanze particolari. Restano solo le celebrazioni religiose: la messa del 1° novembre nella Basilica Minore e quella del 2 nel Cimitero, tempo permettendo. E in questi giorni i conflentesi si recano al camposanto per portare un fiore ai propri cari.