Esco di mattina presto, non mi voglio perdere la vita delle prime ore. Gli occhi assonnati corrono stancamente verso a vìa suprana. Luglio stamane apparecchia una di quelle albe che ti ricordano all’improvviso i colori del mondo. Reventino si sveglia tra i filari dei suoi pini luccicanti. Conflenti tra poco brulica di anime e di animali. Puntualmente mi si presenta davanti una ricchezza di ricordi, di volti, di profumi di un’epoca ormai lontana. Basta camminare per rivivere un percorso magico di scene di paese, di luoghi comuni, di feste, di personaggi caratteristici.

E Conflenti si risveglia…
Za Rafilina vestita di nero, ccu nu maccaturu serrato sui capelli, chiude con forza la porta du catuaju.
Visi assonnati, capu spittinate, tanti pensieri in quelle teste, tanti sogni condannati…
E Conflenti si risveglia… nell’aria, c’è una magia d’antico uno spettacolo affascinante. Zu Franciscu con il berretto ammaccato sulla testa e una “senzafiltro” tra il pollice e l’indice, fa capolino di Carciri. Il secco rumore dei primi passi riempie l’aria, rompendo il silenzio ancestrale della calda notte passata, ma non lo stomaco de nu piacuraru che mezzo assonato spinge la mandria lungo la strada polverosa per arrivare a ri cavaddruzzi. Buongiorno zu Miché! Figliama salute a ttie. “Oje me tocca l’ervaggiu de donna Rusina”. Zu Michele è arrivatu da banna e ddra…
Una dolce e fresca aria mattutina che lui non può assaporare tanta è la fame, a panza arrumma. “Panza chjina canta no cammisa janca”! Rusica avidamente un pezzo di pane duro.

“Quanti patruni aiu sirvitu e quantu mandrie aiu guardatu ppe ssi cavuni, cuazzi, castagne, e vaddrate”.
Lo saluto, vorrei ancora parlare con lui ma so che che deve arrivare a ra Carrara e la strada è lunga. Dà un veloce sguardo intorno per controllare che le pecore ci siano tutte e vede il suo cane lupo steso a terra con la bocca spalancata. Istintivamente cala la mano in tasca, e gli butta l’ultimo pezzetto di pane rimasto…
Ritorno verso casa il giorno è ormai maturo e il sole arde tra le fronde degli alberi. Zu Nicola ccu nu curtiddruzzu intaglia ricami sul suo bastone che usa per appoggiarsi. Ormai è nu vecchijariaddru e passa ru tiempu sutta l’arcu davanti a chira porta vecchjia e scancarata…