Mi è stato chiesto un articolo sul Natale a Conflenti, proverò a farlo cercando di essere il più vicino possibile al vero.
Si fa l’albero a novembre per pubblicarlo per primi su Facebook; si fanno i presepi rincorrendo lo sfarzo e dimenticando che rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare l’incarnazione del figlio di Dio con gioia e semplicità. Il presepe è scarno e la mangiatoia, la culla di Gesù, è il suo centro.
Si spargono luminarie ovunque (e neanche alziamo la testa per guardarle) per cercare di dare ai luoghi l’atmosfera di festa, di una festa della quale però si è perso il senso e si è dimenticato il significato.
Natale, quello che riempiva il cuore di gioia…
Natale, in questo tempo di distanziamento, di divisione, di divieti e di paure non è più quello che riempiva il cuore di gioia nell’attesa della venuta di nostro Signore.
Un tempo, l’albero e il presepe lì si faceva coinvolgendo tutta la famiglia, senza fretta usando ciò che si aveva senza strafare dando un senso ad ogni cosa, ad ogni gesto. La settimana di Natale si preparavano i dolci tradizionali e le grispelle e soprattutto si partecipava alle funzioni religiose. La sera della vigilia si cenava tutti insieme e poi si aspettava l’ora per andare a Messa non quella per scartare i regali, il regalo era la nascita di Gesù. I regali, forse, li trovavamo la mattina del 25 sotto il cuscino se le nostre famiglie potevano permetterselo se no trovavamo l’amore che ci univa.
Spendo due parole anche per questo babbo natale (scritto volutamente in minuscolo) ormai diventato manifesto del consumismo e non più sorpresa per i bambini. Lasciate che i vostri pargoli tornino a credere in quel Babbo Natale che entra dal camino con il suo sacco di doni sulle spalle, non sminuitelo facendolo girare da novembre a gennaio; non togliete all’umanità la meraviglia di queste piccole tradizioni, dopo aver sminuito la fede.
Buon Natale a tutti che sia per tutti una festa di umanità e di fede.
