Ho ancora un chiaro ricordo della signora Lella. Una donna dalla corporatura robusta e dal volto sempre sorridente. Il suo vero nome era Raffaella ma era conosciuta da tutti come Lella. Nasce a Conflenti l’11 agosto del 1922 e cresce in una famiglia molto povera, semplice ma dignitosa e vive un’infanzia circondata da tanto amore. La sua è una famiglia di artigiani, maghi del riciclo e delll’arte di arrangiarsi e lei sin da piccola impara l’arte del cucito. Sposò Giuseppe Cimino e da questo matrimonio nacquero tre figli: Giovanni, Ilde e Teresina.
Peppinu era anche lui un sarto molto stimato ma, la precarietà di questo mestiere, lo portò ad andare in cerca di fortuna in Argentina. Lella rimane da sola e con tre figli piccoli da crescere.
Un periodo buio, fatto di povertà e tanta tristezza ma lei non si arrende anzi, si rimbocca le maniche e lavora; lavora notte e giorno per mandare avanti la famiglia. Confeziona vestiti per grandi e piccini, crea capolavori all’uncinetto e ai ferri. In un mese riusciva a cucire il corredo ppe ra zita e anche l’abito da sposa. Ricamò corredi e cucì vestiti per tantissime famiglie che emigravano per l’America. E quei ricami erano preziosi tanto quanto l’oro custodito in cassaforte.
A lavoro finito, se il committente non poteva pagare in denaro, accettava di farsi pagare ccu robe e casa: latte, formaggio, frutta, legumi, verdura, un pollo, una gallina, delle uova o qualsiasi cosa si possedesse.
Un’abile sarta e una eccellente cuoca
Aveva creato il suo laboratorio a casa, in una stanza al piano terra che si affacciava su via Roma. La macchina da cucire e il ferro da stiro erano posizionati davanti alla finestra in modo di avere più luce. Pezzi di stoffa, squadre, forbici, aghi, spilli, cerniere e bottoni erano ovunque nella sua stanza. Era davvero un’abile sarta. Un’artista! Le bastava vedere un vestito in vetrina e lo riproduceva uguale. Guardando su un giornale la foto con un ricamo riusciva a ricavare il disegno per poi ricamare il lenzuolo.
A casa, aveva sempre il forno acceso. E quando ricorreva un evento importante la festa era per tutta a ruga. Pane, buccunotti, suspiri, panette e latte, panette e mele, taraddri cu l’aranzu, cuddruriaddri, grispeddre, mastazzole e per ultimo, e non mancava mai, infornava la pizza “a modo suo”. Il tutto finiva con i mannati: tramite i nipoti distribuiva le sue delizie a tutto il vicinato, ai parenti e agli amici.
Lella e la sua generosità
Grande attenzione riponeva per i viandanti che passavano dal suo laboratorio. Per tutti aveva sempre na bbona parola ma in modo particolare per i “marocchini”. Li osservava tirare sfiancati le carrozze ricolme di biancheria e se ne dispiaceva molto. Si intratteneva a parlare con loro e poi chiedeva sempre se avessero fame. A quel punto chiamava la figlia Sina affinché preparasse subito un panino “ma con provola, niente mortadella o prosciutto”. Se avevano un indumento scucito, si offriva subito di aggiustarlo.
Instancabile e sempre disponibile
La sera, soprattutto d’inverno, sebbene stanca, sedeva accanto ai nipoti al focolare e raccontava loro favole e fattariaddri tramandando così il suo mondo antico da lei tanto amato.
Andava a messa tutti i giorni e nel pomeriggio recitava regolarmente il rosario per poi continuare con le preghiere e le letture tratte dai suoi libri. Il venerdì era il giorno del digiuno, mangiava solo pane e acqua. E ogni mese dava l’incarico a qualcuno dei suoi nipoti e faceva spedire un vaglia in onore di un santo.
Il sorriso di za’ Lella è ciò che accompagna ancora oggi la vita della figlia Sina che l’ha assistita fino al suo passaggio in Paradiso. Sì, in Paradiso, perché solo quello può essere il suo posto!
![Lella E Lena](https://cdn-media.italiani.it/site-conflenti/sites/5/2021/07/lella-e-lena.jpg)
“Mamma si preoccupava per tutti e l’aiuto che dava lo “raccomandava” ppé l’anima di muarti. Era sempre disponibile, nei momenti belli e soprattutto nei momenti difficili delle persone. Quando moriva qualcuno era sempre la prima a correre per dare una mano e per aiutare a vestire il morto. Aveva sempre una parola di incoraggiamento per tutti quelli che le si avvicinavano”. Chi la conosceva e tornava a Conflenti in vacanza non andava via se prima non passava a salutarla. Mi conforta sapere che era così amata“.
I problemi di salute dell’ultimo periodo non avevano certo intaccato il suo temperamento perché ha lavorato fino alla fine. Tanti giorni passati a cucire, accompagnata dalla sua preghiera, in un sacrificio che per lei non è mai stato un peso ma un grazie per avere accanto a sé la sua famiglia e i suoi nipoti che l’hanno adorata e amata incondizionatamente.