Passeggiando per le vie di Conflenti, tra vicoli e strettoie, dove il tempo sembra essersi fermato e tutto conserva l’aspetto originario d’inizio secolo, si rimane affascinati alla vista di vecchie abitazioni costruite in pietra. Sulle facciate compaiono delle aperture chiamate buche pontaie che si susseguono quasi come a rincorrersi rendendo la costruzione ancora più affascinante.
Vi siete mai chiesti il perché venivano fatte queste aperture rettangolari e a cosa servissero?
Metodi d’impalcature e buche pontaie
Un tempo, non esistevano le moderne e sicure impalcature di adesso. Venivano costruite con dei paletti di legno dove ci si incastravano i tavuluni (tavolati lignei) .
I paletti usati venivano murati nell’insieme e in questo modo si riusciva a portare avanti il lavoro e a realizzare anche opere molto alte. Lo stesso metodo veniva usato per fare delle semplici operazioni di manutenzione .
Quasi tutti gli edifici erano costruiti in pietra e di conseguenza il ponteggio veniva caricato con pietre e calce. Terminato il lavoro, i muratori smontavano l’impalcatura iniziando dall’alto e proseguendo verso il basso. Prestavano attenzione a lasciare aperte le buche pontaie per rendere possibile, anche in futuro, un eventuale montaggio per interventi di manutenzione.
Prima dell’utilizzo del cemento armato nella maggior parte delle case, le buche pontaie venivano lasciate a vista. Erano poche quelle che venivano rivestite con marmi o intonaci.
Nuove esigenze decorative
In Italia, per far fronte alle nuove esigenze decorative, si iniziò a riempire sempre più frequentemente le buche pontaie che, scomparvero completamente con il Rinascimento . Nel meridione d’Italia, invece, su tutti gli edifici, venivano lasciate in bella vista.
A Conflenti le buche pontaie sono arrivate intatte fino a noi in tutta la loro antica bellezza a testimonianza del passato.