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LO SAPEVI CHE STORIE DEL BORGO

“U mulittieri e ru Re”

Re Vittorio Emanuele Iii Mod.

Il terremoto del 1905 aveva colpito gravemente Martirano producendo lutti e rovine ed era annunciata una visita del Re ai luoghi del disastro.
Sua Maestà Vittorio Emanuele III arrivò con una autovettura a Santa Maria, dove si radunò una folla di curiosi per vederlo col suo seguito, fece una piccola sosta e gli vennero offerti in dono molti prodotti locali. Il Re apprezzò in modo particolare il pane di farina di castagna che commentò come “pane dolce al sapore di miele”.
In fretta era stata bonificata alla meno peggio la strada di collegamento da Scagliuni per consentire il passaggio verso Martirano.

Storia di Conflenti
Santa Maria

Il Re, Ciucciu e la mula ombrosa

Il proseguimento era possibile solo a dorso di asino e per il Re erano stati impegnati una mula, una bella sella e Cicciu, il palafreniere, tutto messo a disposizione da Don Rodolfo Isabella che poi conservò per lungo tempo la sella.

Cicciu conduceva la cavalcatura per la cavezza e consapevole dell’incarico avuto stava accorto ad evitare all’angusto personaggio ogni difficoltà; da un po’ di tempo però vedeva che questi, quando il sentiero diventava più ripido, allargava le gambe e spingeva coi piedi nelle staffe, come se cavalcasse un cavallo.

Allora gli sovvenne che la mula era ombrosa e che se avesse avuto qualche scarto avrebbe disarcionato il trasportato con ogni intuibile conseguenza; decise perciò di informarlo immediatamente: “O Rre, strinci ‘e cosce c’a mula è vizzarra e te jetta”(o Re, stringi le gambe perché la mula è ombrosa e ti disarciona) e quello, sentendosi interpellato, senza capire il senso delle parole rispose: “ma cosa dice brav’uomo , cosa dice?

Vittorio Emanuele Iii A Martirano
Visita del Re a Martirano

Anche Cicciu non aveva capito che il Re non avesse capito; d’altra parte come poteva pensare che il Re non avesse capito quando lui era stato così chiaro, e lasciò correre per non importunare.
A breve però una certa tensione trasmessagli dalla cavezza lo portò a rinnovare l’invito: “O Rre, taiu dittu mu strinci e cosce ca a mula è vizzarra e te jetta”.
L’interpellato ancora non volle capire e rispose col suo” Ma cosa dice brav’uomo, cosa dice mai?” E continuò ad allargare le gambe e a spingere nelle staffe, al che spontaneo ed immediato il commento del premuroso palafreniere: “Tu tinne futti ? E futtatinne, ca si cadi ta squatri tu ‘a crozza”(tu te ne infischi? Ed infischiatene, tanto se cadi la testa te la rompi tu).
E qui si chiuse il conversare tra il sovrano e suddito.

Di Francesco Stranges

“U mulittieri e ru Re” ultima modifica: 2022-09-08T09:01:00+02:00 da Redazione

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