Ogni anno la Befana arriva nella sua natura di strega a cavalcioni di una scopa, passa sopra i tetti delle case e calandosi dai camini, distribuisce nelle calze lasciate appese dai bambini, giocattoli e leccornie. Non mancano comunque carbone e cenere per chi ha fatto troppi capricci durante l’anno.
La notte della Befana
Mamma e nonna ci raccomandavano: “jati subitu a durmire“ per non farci trovare svegli dalla Befana. Quindi bisognava chiudere gli occhi in fretta altrimenti non avrebbe lasciato nulla. Poi a mezzanotte accadevano cose fantastiche e prodigiose. Sì, a mezzanotte gli animali parlavano e vino e olio sgorgavano dalle fontane. Per evitare che gli animali esprimessero giudizi negativi sui loro proprietari, dovevano mangiare e bere a sazietà. Bisognava però, fare attenzione a non ascoltarli mentre parlavano tra loro perché si correva il rischio di venire a conoscenza di profezie, di sciagure e di morte. Si poteva assistere a questi fenomeni solo se si era sinceri, senza malizia e non si era a conoscenza di nulla. Me ne stavo con le coperte fin sopra la testa chiedendo a mia sorella continuamente: “tu dormi?” Quando lei non rispondeva più, il sonno sopraggiungeva anche per me per la stanchezza.
Il risveglio
È mattino, sveglie di buon ora iniziamo subito a seguire le tracce lasciate dalle Befana; cenere, pezzetti di carbone sul pavimento, sotto il letto, tra una porta e l’altra; segno che era passata da noi. Quindi iniziavamo la caccia al tesoro. Avevamo combinato qualche monelleria ma speravamo lo stesso che la Befana fosse stata generosa con noi. Ricordo mamma che ci guarda divertita mentre ne mpruscinavamu a terra, ci arrampicavamo sugli armadi e aprivamo gli stipi. Ricordo ancora quando trovai una sciarpa per affrontare il freddo durante il cammino a scuola e nella calza: frutta secca, arance e 500 lire. Era stata una notte di attesa, piena di ansia e fifa. Paura di vedere e di scoprire cose che non dovevo sapere. Ma ne era valsa la pena. Ero felice dei doni ricevuti.
