Prima che la società lo trasformasse in parata di carri allegorici e vestiti costosi il Carnevale era la festa in cui il povero diventava ricco, il contadino nobile, gli uomini si travestivano da donne e i giovani da vecchi. Il divertimento stava soprattutto qui, nel ribaltare i ruoli.
Tradizione antichissima era la rappresentazione della morte, anzi della fine ingloriosa di Carnevale fra i festeggiamenti del popolo che da spettatore diventava attore.
Le strade, i vicoli e le piazze si animavano de farzari il paese diventava ancora più vivo. I ragazzi di allora si mascheravano in modo semplice e usavano pezzi di carbone per tingersi il viso. Alcuni chiedevano in prestito vestiti a qualche nobile signore amante della burla od a qualche prete bonario.
Si andava per le strade a recitare scenette satiriche. Si girava di casa in casa mascherati per non farsi riconoscere. Il più delle volte però, per essere accolti, si era costretti a togliersi la maschera per avere nu durce, nu cumpiettu e nu bicchieri de vinu; in allegria si riprendeva il giro del paese tra scherzi e risate fragorose. A fine sfilata, ogni ruga bruciava il proprio fantoccio.
Anche oggi il Carnevale è un appuntamento importante. Con il passare del tempo si arricchisce sempre più di novità e di volontari che culminano il loro lavoro, fatto di sacrifici ma anche di tanto divertimento, con una grande sfilata. Per il paese passeggiano gruppi di mascarati e la fantasia va a briglie sciolte tra i travestimenti più stravaganti. Spose con i baffi, fantasmi, antichi militari in divisa, suore e preti e tanti altri personaggi buffi.