Ai tempi dei nostri nonni solo ai bambini più fortunati era concesso di dedicarsi solamente alla scuola e allo studio. La maggior parte di loro lavorava per cercare di aiutare la propria famiglia.
Vita di scuola
A scuola i “cujjintari” si recavano a piedi e quasi sempre da soli. Solo in alcuni casi un genitore si faceva carico di accompagnare tutti i bambini della propria ruga. Gli alunni entravano in fila, silenziosamente, sedendosi nei rispettivi banchi. Ognuno di loro indossava un grembiule nero, con un grande fiocco. Successivamente il grembiulino divenne blu e i fiocchi cambiavano colore a seconda della classe. Quest’abbigliamento evitava ogni tipo di confronto tra i bimbi. Le aule erano ordinate e sobrie, arredate con l’essenziale. Ai muri solo un crocefisso, le lettere dell’alfabeto, le carte geografiche e una lavagna nera con la cornice di legno e i piedistalli. La cattedra era rialzata grazie a una predella. I banchi erano di legno a due posti con il piano di lavoro inclinato e la sedia fissa. Ogni bambino possedeva una cartella di cartone, o solo più tardi di cuoio.

Ora e allora
In classe la situazione era molto diversa rispetto a oggi. Vi era un unico maestro che aveva il ruolo di insegnare tutte le materie. Una vera e propria istituzione per molti cujjintari è stato il maestro Francesco Ferlaino, considerato da tanti suoi alunni un maestro di vita. All’antica, autoritario, utilizzava metodi oggi non più usati; come le famose bacchettate sulle dita nei confronti di studenti più irrequieti. Altre figure che i Conflentesi ricordano con stima sono la maestra Tomaino, donna Dora, i maestri Peppino Folino, Totonno Isabella, Egidio Folino. Più recentemente la maestra Giovanna Marotta.

L’insegnante in aula entrava per ultimo, ed era ricevuto educatamente da un corale “Buon giorno Signor Maestro“. Alla presenza del maestro dalle 8:30 in poi non doveva volare una mosca, si poteva parlare solo se interrogati. La ricreazione, che di norma iniziava alle 10:00 e terminava alle 10:15, si faceva sempre in classe. Ai bambini mancini s’imponeva di scrivere con la mano destra. La valutazione degli alunni era in decimi, come oggi, ma il metodo era più severo. L’obbligo scolastico era fissato fino alla quinta elementare prima, e posticipato alla terza media in seguito. Quindi i ragazzi entravano nel mondo del lavoro molto prima rispetto a oggi.

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