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LUOGHI DI RITROVO QUARTIERI VICOLI

La ruga

600fd8132d8ef 600fd8132d8f2casale , Foto Di Amira.jpg

La ruga era il luogo dove una volta si nasceva, si cresceva  e  si moriva. Il posto di una vita. Indicava lo spazio di due-tre vie collegate tra loro. Ricca di gente di varie generazioni, era come una casa a cielo aperto dove tutti si conoscevano.
Ce n’erano tante nel paese, ognuna con le sue particolarità. Chianu, Chianiettu, Trazzinu, Madonna u ritu,  Maruatti ecc. a Conflenti Superiore a Madonna, a Mmaculata, Santandria, a Ntinna, u Piru,  a Posta vecchia, San giuanni, e Destre  o Ciambre ecc. a Conflenti Inferiore.
Ogni ruga aveva i suoi odori, sapori, colori; tutto era familiare: le voci, i rumori, persino le pietre.

Nella ruga nascevano amori e odi profondi. C’erano liti furibonde, gesti di grande solidarietà. Spesso i colloqui avvenivano da una finestra all’altra, ma qualche volta se un’imposta s’apriva un’altra si chiudeva  rumorosamente; a sottolineare rancori e risentimenti di vecchia data.
Ci si prestava tutto: zucchero, sale e ra levatina per fare il pane. Sì, perché in quasi tutte le case c’era un forno.
Nelle vie, tra i zancari, razzolavano gli animali: cani, gatti, galline
e qualche maiale. 

Gli artigiani

Ogni ruga  aveva i suoi artigiani: cistari, varrilari, scarpari. A ra via suprana di cestai, negli anni cinquanta, ce n’erano quattro: Affredu Marotta, Gesuele, Affronzu e Gianni u breu; c’erano anche due varrilari: Generoso e Nicola Marotta; nu scarparu: Lucianu u mutu; più tardi sono arrivati Galante (cestaio) e Peppinu d’Assuntina (scarparu). Nella zona c’era anche un muratore: Peppe u paracu.
A ri maruotti erano tutti varrilari: Peppinu Ciminu, Cicciu Marotta e tutti i suoi figli; i taliani (Peppinu, Giuanni ecc.); c’era nu scarparu: Geniu Vesciu.
Custulieri  e custulere predominavano a Conflenti Inferiore, ma se ne trovavano in varie  zone del paese. 
Grispeddrare ce n’erano tante, in tutte le vie, ma la maggior parte si trovava  in zona Chianiettu- Maruotti. Qualche nome? Ervira Farina, a Pamposcia, e Rusareddre, Tiresa a  brea, Ida Rasu (era puru mastazzolara)  Maria a brea ecc.

Ognuno stava nel proprio rione

Noi bambini e ragazzi  difficilmente ci spostavamo dalla nostra zona, né gli altri venivano da noi. Ognunu a ra ruga sua. Difendevamo il nostro territorio e se qualcuno arrivava  da un’altra parte  ci organizzavamo per farlo andare via. “vavatinne a ra ruga tua” era la frase che ripetevamo più di frequenteQualche volta, esclusivamente i maschi, armati di bastoni, organizzavamo delle spedizioni punitive verso altre rughe.
Immagine tipica della ruga erano le donne sedute a crocchio sugli scalini di casa. Si raccontavano storie, facevano pettegolezzi, si passavano le notizie del giorno.  
Allora a ruga era piena di vita; di canti, urli e pianti. Oggi non è che un ricordo; popolata solo di  fantasmi.

Tratto dal libro Novecento Conflentese di Antonio Coltellaro

La ruga ultima modifica: 2021-01-26T09:56:44+01:00 da Redazione

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